Guerra e alluvioni ostacolano la campagna elettorale. Card. Bo: "Un voto libero e giusto
Yangon (AsiaNews) - Le pesanti alluvioni e gli scontri in atto fra esercito birmano e milizie etniche in molte aree del Myanmar stanno rallentando il lavoro dei candidati e dei volontari impegnati nella campagna elettorale, in vista del voto del prossimo 8 novembre. Secondo quanto riferiscono i membri della Commissione elettorale del Myanmar (Uec), in almeno 14 cittadine sparse per le cinque regioni più colpite dalle inondazioni resta solo poco più di una settimana per completare le operazioni di registrazione delle liste. Molti movimenti sarebbero in forte ritardo e vi è il forte rischio che possano essere esclusi dalle urne.
Kwan Gaung Aung Kham, presidente del Kachin Democratic Party, conferma i gravi problemi provocati dalle piogge: “Il problema principale è rappresentato dai trasporti” aggiunge, perché “non possiamo usare le auto per muoverci, ma solo motociclette” e anche le connessioni telefoniche sono difficoltose.
A questo si aggiungono i danni provocati dai conflitti e dai focolai di violenza tuttora in corso fra esercito birmano e milizie etniche nelle aree abitate dalle minoranze, in particolare negli Stati Kachin e Shan. A causa degli scontri le autorità hanno chiuso alcune strade, altre sono pericolose da percorrere per via dei combattimenti. “Alcune strade sono piene di mine” afferma il leader Kachin Htun Aung Khine a Radio Free Asia “ed è difficile mandare personale ed equipaggiamenti nei seggi elettorali”.
Sul tema delle elezioni in Myanmar è tornato anche il card. Charles Maung Bo, arcivescovo di Yangon, il quale chiede elezioni libere, giuste e trasparenti per restituire fiducia al Paese e un nuovo impulso al cammino di democratizzazione dopo 50 anni di “lacrime e sangue”. Il porporato si rivolge al popolo e ai governanti perché rendano il voto “un vero esercizio di democrazia”. Compito dei candidati, aggiunge, è quello di favorire il rispetto reciproco e la pace nel lungo periodo.
Ricordando che la democrazia è un “compito sacro” e che il Myanmar lo ha scoperto “sulla propria pelle”, il card. Bo spiega che “in quanto leader religioso non devo dare ordini a nessuno” su chi votare, ma traccia alcuni punti da seguire in tema di candidati e partiti. Il presule invita a scegliere coloro che favoriscono pace e riconciliazione; lavorano rispettando i diversi gruppi etnici e religioni che compongono il mosaico del Paese; operano a favore dei bambini e giovani; rispettano la terra e promuovono una economia inclusiva; valorizzano la donna, danno la giusta importanza all’istruzione e lavorano per la promozione di una “cultura della democrazia” basata sui diritti umani.