07/11/2017, 14.19
CINA
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Governatore della Banca di Cina: La nostra finanza è fragile

Zhou Xiaochuan afferma che il problema è creato dai governi locali che chiedono continui prestiti e finanziamenti cercando uno sviluppo veloce delle loro regioni. L’offerta di denaro in Cina è giunta a 21900 miliardi di euro a settembre 2017; il debito globale dello Stato è del 260% del Pil.

Pechino (AsiaNews/Agenzie) - La finanza cinese è fragile e la causa sono i continui prestiti che i governi locali chiedono per far camminare l’economia. Lo afferma Zhou Xiaochuan in un articolo pubblicato sul sito della Banca centrale della Cina.

Zhou è stato governatore della Banca di Cina negli ultimi 15 anni e quasi senz’altro lascerà il posto nei prossimi mesi. Nell’articolo egli lamenta che la banca centrale venga utilizzata come un rubinetto per accedere a crediti per sostenere la crescita, senza attenzione all’andamento del mercato.

“[Nei tempi buoni] tutte le industrie e i governi locali hanno perseguito con entusiasmo una crescita rapida e hanno chiesto dei crediti facili”. Come risultato, le attività finanziarie si sono diffuse, il credito è cresciuto, l’ottimismo ha abbondato “generando una lievitazione dei prezzi” fino a creare una bolla speculativa. Anche quando il mercato finanziario è in crisi, tutti ricorrono alla Banca di Cina perché faciliti la circolazione di denaro.

Per Zhou questo crea una distorsione della politica monetaria dovuta soprattutto ai governi locali desiderosi di mostrare uno sviluppo rapido delle loro regioni, che però crea rischi sistemici all’economia cinese per la troppa leva data all’attività finanziaria e per l’eccessivo debito che si produce.

Negli ultimi 15 anni, l’offerta di denaro in Cina è cresciuta da 18500 miliardi di yuan (2456 miliardi di euro) nel 2002, a oltre 165mila miliardi di yuan (21900 miliardi di euro) alla fine di settembre 2017.

Il denaro facile ha fatto crescere il debito dello Stato fino al 260% dell’economia del Paese, in cui maggiore percentuale è data dal debito delle aziende (circa il 150% del Pil).

Nel suo articolo, Zhou consiglia anche di “eliminare” le grandi industrie statali (gli “zombie”), che continuano a mantenere livelli di occupazione e di produzione senza alcuna attenzione al mercato, lasciando che lo Stato appiani i loro bilanci.

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