07/04/2021, 12.00
INDONESIA
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Golpe in Myanmar: Jakarta tenta una difficile mediazione

di Ati Nurbaiti

Il presidente Jokowi chiede l’intervento diplomatico dell’Asean per garantire la sicurezza del popolo birmano. I generali di Naypyidaw guardano ai militari golpisti Thai, non al modello indonesiano di transizione democratica. La società civile in Indonesia non mostra empatia verso i manifestanti nel Myanmar.  

Jakarta (AsiaNews) – Il governo indonesiano continua gli sforzi per aprire canali di comunicazione con i generali del Myanmar, autori lo scorso primo febbraio di un colpo di Stato che ha messo fine al governo civile della leader democratica Aung San Suu Kyi.

Per fermare la repressione del movimento civile di protesta contro il golpe, il presidente indonesiano Joko “Jokowi” Widodo ha chiesto una riunione d’emergenza dell'Asean (Associazione dei Paesi del sud-est asiatico). La sua iniziativa, che ha ricevuto il sostegno della Malaysia, si scontra però con l’attitudine di altre nazioni del blocco regionale, più propense a non interferire negli affari interni di uno Stato membro come il Myanmar.

Retno LP Marsudi, ministro indonesiano degli Esteri, ha dichiarato che la massima preoccupazione del suo governo è la “sicurezza del popolo birmano”. Ella ha invitato i militari di Naypyidaw ad astenersi dalla violenza, aprirsi al dialogo e a favorire l’accesso umanitario a migliaia di manifestanti e attivisti arrestati. Per arrivare a una soluzione pacifica della crisi, oltre che sui Paesi Asean Marsudi ha fatto pressione su Cina, Giappone e Russia, che intrattengono importanti rapporti politici e commerciali con il Myanmar.

“Mentre vede svanire il proprio controllo sulla popolazione, il Tatmadaw [l’esercito birmano] sta diventando sempre più violento”, e ciò avviene nelle città come nei villaggi, afferma ad AsiaNews Debbie Stothard, attivista di ALTSEAN-Burma, ong che si batte per il rispetto dei diritti umani nei Paesi Asean. Stothard fa notare che i militari birmani sono rimasti scioccati nello scoprire che anche funzionari di alto livello fanno parte del movimento di disobbedienza civile.

Per Stothard, l’Asean deve fare più che pronunciare inefficaci appelli contro la violenza. Ella sottolinea che una soluzione deve essere trovata entro fine anno, quando la presidenza di turno dell’organizzazione passerà dal Brunei alla Cambogia. Phnom Penh è molto vicina alla Cina e promuoverà una politica di non-interferenza, come richiesto da Pechino.

Nonostante molte critiche al suo sistema democratico, l’Indonesia può condividere con i leader birmani il percorso di riforme seguito per il passaggio dal governo dei militari a quello civile. Lo dichiara ad AsiaNews  il generale in pensione Agus Widjojo, governatore dell'Istituto nazionale di resilienza (Lemhanas).

Con la fine del governo autoritario del presidente Suharto, dal 1998 l’esercito indonesiano ha rinunciato al suo potente ruolo di “doppia funzione” in ambito militare e politico. Secondo Widjojo, l’Indonesia potrebbe rappresentare un esempio per “costruire rapporti di fiducia” nelle relazioni tra civili e militari, aspetto che è ancora assente in Myanmar. Il problema, come sottolineato dallo stesso Widjojo, è che Jakarta non è più un modello per i generali birmani, i quali guardano con maggiore favore all’esperienza della Thailandia, governata dall’ex generale golpista Prayuth Chan-ocha.

L'intensa attività di lobbying dell'Indonesia manca però di un elemento fondamentale: l’empatia verso i manifestanti birmani. È quanto sostiene Sri Lestari Wahyuningroem, capo del Centro per gli studi sulla cittadinanza e i diritti umani dell'Università nazionale dei veterani di Jakarta. Per la docente, “ci dovrebbe essere più solidarietà basata su un senso civico condiviso di umanità”.

Wahyuningroem spiega che manca “connettività emotiva comune”, a differenza per esempio delle massicce dimostrazioni in Indonesia e Malaysia – due Paesi a maggioranza islamica –  contro la persecuzione della minoranza musulmana Rohingya nel Myanmar.

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