Golan: Damasco invoca una riunione urgente del Consiglio di sicurezza Onu
Diversi Stati membri del Consiglio parlano di decisione che viola tutte le risoluzioni del passato. Contrarie anche Arabia Saudita e Iran. Per le Nazioni Unite lo status delle Alture “non è cambiato”. In diverse città della Siria manifestazioni di protesta contro la mossa unilaterale di Trump.
Damasco (AsiaNews/Agenzie) - La Siria ha chiesto ieri una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, per discutere della decisione del presidente Usa Donald Trump di riconoscere la sovranità di Israele sulle Alture del Golan. Ora la parola passa alla Francia, presidente di turno, che dovrà decidere una data in cui si terrà questo incontro anche se l’opposizione di una sola nazione fra le 15 che compongono l’assise potrebbe impedire di fatto lo svolgimento della riunione.
Ieri mattina, in un incontro mensile dedicato al conflitto israelo-palestinese nel contesto di rinnovate violenze nella regione, diversi membri del Consiglio hanno lasciato trapelare la loro insofferenza per la mossa unilaterale della Casa Bianca. Una decisione che viola tutte le risoluzioni passate delle Nazioni Unite in materia che parlano di “territorio occupato”.
Diversi Stati hanno condannato la scelta del governo statunitense, finita già lo scorso anno nel mirino di gran parte della comunità internazionale per la decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. Fra le voci più critiche le cinque nazioni europee appartenenti al Consiglio, fra cui Germania, Francia, Regno Unito, Belgio e Polonia. In queste ore essi hanno firmato una dichiarazione solenne che “disconosce la sovranità di Israele sui territori occupati dal giugno 1967, fra i quali le Alture del Golan”.
“L’annessione di un territorio con la forza - sottolineano i cinque - è proibita dal diritto internazionale”. E qualsiasi dichiarazione “sulla modifica unilaterale” di una frontiera è “contraria” al diritto internazionale e alla carta delle Nazioni Unite. Fra le voci più critiche quella dell’ambasciatore francese, il quale ha sottolineato che al Consiglio di sicurezza spetta il compito di vigilare su leggi e principi internazionali, per questo un suo eventuale “silenzio” sulla decisione di Trump è “inaccettabile”.
Ieri avevano manifestato la loro contrarierà tanto l’Iran quanto l’Arabia Saudita (insieme ad altre tre nazioni sunnite del Golfo), in una rara unione di intenti fra le due potenze rivali nella regione mediorientale e in seno alla religione islamica. Teheran per bocca del presidente Hassan Rouhani ha definito Trump un “colonialista” che agisce violando “leggi e regole internazionali”.
Il portavoce Onu Stéphane Dujarric, parlando a nome del segretario generale Antonio Guterres, sottolinea che “lo status del Golan non è cambiato” e valgono sempre le risoluzioni adottate in passato. Intanto in Siria si moltiplicano le manifestazioni di protesta in varie città contro la mossa dell’amministrazione Usa: cittadini sono scesi in piazza a Homs (centro), Qamichli e Hassaké (aree curde nel nord-est), Aleppo, Deir ez-Zor (est), nella capitale Damasco e a Lattakia e Tartous, feudi del presidente Bashar al-Assad.
Infine, la Russia agita lo spettro di una “nuova ondata di tensione” in Medio oriente e il segretario della Lega araba Ahmad Aboul Gheit parla di “decisione nulla, che non è avvenuta tanto nella forma che nella sostanza”. Per Riyadh il Golan resta “una terra arabo siriana occupata”.
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