13/01/2023, 12.31
STATI UNITI-GIAPPONE-CINA
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Gli Usa cambiano strategia militare contro Pechino. Tokyo chiave per difendere Taiwan

di Emanuele Scimia

I marine di Washington saranno dispersi nelle isole di Okinawa, armati di missili anti-nave e droni per tenere a bada la Marina cinese. Dopo la riforma militare, il Giappone avrà un ruolo più attivo a fianco degli statunitensi. Difficile che Paesi come Filippine e Indonesia permetteranno lo schieramento delle nuove unità da combattimento Usa.

Roma (AsiaNews) – Gli Usa cambiano strategia militare per contenere l’ascesa geopolitica della Cina nel Pacifico occidentale. Una svolta in cui il Giappone acquista un ruolo sempre più importante, soprattutto nella difesa di Taiwan in caso di invasione cinese.

Nel suo incontro di oggi alla Casa Bianca con Joe Biden, il premier nipponico Fumio Kishida suggellerà l’intesa per il rafforzamento della cooperazione di sicurezza tra i due Paesi, come concordato nei giorni scorsi dai rispettivi ministri degli Esteri e della Difesa.

Lo scorso mese il Giappone ha annunciato che si doterà della capacità di contrattaccare basi nemiche in caso di emergenza grazie a un notevole aumento della spesa militare. Secondo i critici, la decisione viola la Costituzione “pacifista” post-1945 del Paese; per la compagine governativa si tratta invece di una “misura minima di autodifesa” di fronte alle minacce di Cina e Corea del Nord. Il piano di Kishida è di raddoppiare il budget militare al 2% del Pil in cinque anni.

Da parte sua il Pentagono ha confermato di voler creare entro il 2025 un nuovo reggimento di marine: 2mila uomini da disperdere nelle isole della prefettura di Okinawa, all’estremo sud del Giappone. Saranno dotati di armamentario leggero per potersi muovere con rapidità da isola a isola. Con missili anti-nave e droni dovranno tenere a distanza le forze navali cinesi, impedendo loro di uscire dal Mar Cinese orientale. Tutto ciò per dare tempo a Washington di rafforzare la propria Marina davanti agli avanzamenti di Pechino in questo ambito.

L’arcipelago di Okinawa si estende a 100 km dal territorio taiwanese. In risposta alla visita a Taipei in agosto di Nancy Pelosi, allora speaker della Camera Usa dei rappresentanti, i cinesi hanno condotto “esercitazioni” missilistiche a nord-est di Taiwan, in un’area che si sovrappone alla zona economica esclusiva giapponese, nei pressi delle isole Sakishima. Su due di queste, Yonaguni e Miyako, ci sono basi delle Forze armate nipponiche; su una terza, Ishigaki, è in costruzione un avamposto con sistemi missilistici terra-aria e anti-nave.

Tokyo teme che se Taiwan cade in mano della Cina le sue linee marittime di rifornimento saranno minacciate. Washington è invece obbligata da accordi bilaterali alla difesa di Taipei, che Pechino considera una provincia “ribelle” da riconquistare.

Secondo lo stratega militare cinese Guodong Chen, la scelta Usa di modificare lo schieramento delle sue forze in Giappone, armandole con missili portatili e droni, è una “direzione strategica corretta”. Parlando ad AsiaNews l’esperto, i cui studi sul ricorso alle forze missilistiche per riprendere Taiwan sono usati dall’esercito cinese, ricorda che un piano militare è valido solo “se quello del nemico non è migliore”.

In questo senso, le capacità aeronavali di Pechino sono tutte da testare in un vero conflitto. I critici del nuovo approccio del Pentagono in Asia orientale ammoniscono però che per avere efficacia esso dovrebbe coprire tutta la “prima catena delle isole”, dal Giappone meridionale all’Indonesia orientale. Ci sono forti dubbi che Jakarta (e Manila) accetteranno la presenza delle nuove unità rapide dei marine Usa.

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