Giovani tibetani, niente lavoro senza “i giusti agganci”
Dharamsala (AsiaNews/Agenzie) – Aumenta il senso di frustrazione fra i giovani tibetani alla – vana, il più delle volte – ricerca di un lavoro nella madrepatria; senza una buona conoscenza della lingua cinese (il mandarino) e se non si hanno a disposizione i giusti “agganci”, trovare un impiego soddisfacente diventa sempre più difficile. Sono sempre più numerosi i casi di neolaureati o diplomati che, ultimato il curriculum scolastico, rimangono disoccupati o trovano impieghi che poco o nulla hanno a che vedere con il percorso di studi.
Ogni anno un’alta percentuale di giovani tibetani, che non sopporta i rigidi insegnamenti delle scuole cinesi, cerca rifugio nei Paesi limitrofi – in particolare India e Nepal – per continuare con maggiore libertà il percorso scolastico. Essi, inoltre, preferiscono abbandonare la madrepatria perché sotto il controllo del governo di Pechino il quale, a dispetto delle dichiarazioni di facciata, non è affatto multiculturale e innovativo.
Esperti del Tibet sottolineano che la sola possibilità di trovare un impiego stabile e ben remunerato “è legata alla conoscenza della lingua cinese”. Secondo un rapporto pubblicato il 10 giugno scorso dallo Human Right Watch il governo di Pechino avrebbe inoltre costretto “i pastori tibetani a trasferimenti coatti in aree urbane e rurali con il gregge al seguito, senza prima consultarli o pagare loro un indennizzo”.
16/10/2018 08:28