12/02/2018, 15.02
LIBANO-ISLAM
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Giovani profanano una statua della Madonna, la punizione è imparare il Corano

Una sura definisce Maria come una delle creature più pure di Dio. È la prima volta che un giudice assegna una pena “pedagogica”. Il plauso del mondo politico e religioso.

Beirut (AsiaNews/Agenzie) – Puniti a studiare il Corano e ad apprendere il ruolo che il testo sacro riserva alla Madonna. Questa la condanna che la giudice libanese Jocelyne Matta ha riservato a due giovani colpevoli di aver profanato una statua della Vergine ad Akkar, nel nord del Libano.

I due responsabili, due ragazzi di 17 e 18 anni, avevano fatto irruzione dieci giorni fa in una chiesa del loro villaggio, nel distretto di Akkar, città a maggioranza cristiana. Qui, hanno tirato giù la statua, baciandola e dilettandosi in atteggiamenti osceni. I due hanno registrato la “bravata”, diffondendola attraverso WhatsApp. In seguito, la polizia li ha presi in custodia e portati al pubblico ministero, che li ha poi trasferiti al giudice istruttorio.

Posta davanti il caso, il magistrato ha citato la sura del Corano, “La famiglia di Imran”, in cui Maria viene definita una delle più pure creature di Dio. La giudice ha poi imposto ai due ragazzi di leggere, assorbire e recitare i versetti in questione. I due colpevoli sono stati visti presso il palazzo di Giustizia di Tripoli, mentre si sforzavano di imparare i passaggi sacri di fronte al personale per i minori, sotto stretta sorveglianza della polizia. Dopo aver espletato “la pena”, essi hanno espresso al magistrato il loro pentimento.

È la prima volta che un giudice libanese prende una decisione “pedagogica” piuttosto che penale, avvalorandosi dell’art. 111 del codice, che autorizza i giudici istruttori a sostituire una pena detentiva con una che egli stimi adeguata.

La decisione è stata accolta con favore nei vari ambienti politici e religiosi. Il primo ministro Saad Hariri lo ha descritto in un tweet come “l'apice della giustizia e un modo per trasmettere i concetti che musulmani e cristiani hanno in comune”.

Intervistato dall’Orient le Jour, mons. Georges Abou Jaoudé, vescovo maronita di Tripoli, ha applaudito alla decisione perché “favorisce la consapevolezza dei giovani, il cui comportamento spesso dimostra ignoranza”. Proprio per favorire il dialogo fra le nuove generazioni, il vescovo e il mufti di Tripoli, Sheikh Malek Chaar, hanno istituito una commissione interreligiosa.

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