Giovani indiani alla GMG di Panama: ‘Accolti come figli’
La delegazione indiana è composta da 56 persone. Le famiglie di Atalaya hanno accolto i giovani in casa propria. Celebrazioni, visite culturali, canti e balli insieme hanno creato “ricordi e legami d’amicizia che rimarranno incisi per sempre nei nostri cuori”.
Mumbai (AsiaNews) – A Panama “siamo stati accolti come se fossimo i loro figli. Ci hanno fatto sentire a casa, lontano da casa”. Così ad AsiaNews Nadine Pereira racconta il modo in cui lui e gli altri pellegrini provenienti dall’India sono stati accolti a Panama, in occasione della 34ma Giornata mondiale della gioventù. Il ragazzo è uno dei 56 delegati indiani presenti all’evento, giunti a destinazione il 15 gennaio scorso. Dopo un viaggio lungo e faticoso, racconta, “siamo stati invasi dalla gioia della comunità di Atalaya, che ci ha accolto a braccia aperte”.
Egli al momento si trova a Panama City, in attesa di papa Francesco che arriverà domani. Per lui questo è il primo viaggio all’estero. “Siamo atterrati all’aeroporto di Tocumen dopo 20 ore di volo – racconta – e siamo stati accolti con un caloroso benvenuto. Poi abbiamo proseguito per altre quattro ore in pullman. All’arrivo, intorno alla mezzanotte, eravamo stremati ma contenti. Nonostante la stanchezza, eravamo entusiasti per la loro accoglienza, fatta di musica e danze. Poi ogni famiglia ha accolto in casa propria due di noi”.
“Il giorno dopo – prosegue il ragazzo – ci siamo radunati nella basilica di Gesù di Nazareth. Poi abbiamo raggiunto la chiesa di san Francesco in Montana e abbiamo assistito ad una splendida spiegazione sulla chiesa, lo stile e l’architettura. Poi siamo andati nella scuola Normal Juan D. Arosemena, la più prestigiosa di Santiago [de Veraguas]. La giornata si è conclusa con una messa in spagnolo nella basilica”.
I giovani indiani hanno partecipato a numerose attività sociali e culturali. Il giorno successivo, dopo la recita del Rosario nella basilica e una messa in spagnolo e inglese, “tutti insieme abbiamo visitato un villaggio chiamato ‘El Barrito’. Siamo rimasti estasiati nel vedere la gente vestita con gli abiti tradizionali”. “Per me – aggiunge Nadine – è stata una benedizione essere testimone delle varie culture di Panama e condividere con loro la nostra cultura indiana. Indiani e panamensi sono molto simili nel modo in cui accolgono gli ospiti. L’ospitalità che abbiamo ricevuto da volontari, organizzatori, parrocchiani, è qualcosa che non si può raccontare a parole. I ricordi, le famiglie, le amicizie che abbiamo creato in questo viaggio, rimarranno incisi per sempre nel nostro cuore”.
Rinita Juliana Francis racconta quanto avvenuto il 20 gennaio: “Tutti i pellegrini si sono radunati nella parrocchia di san Giovanni Evangelista. Centinaia di persone erano vestite con gli abiti tradizionali, sventolavano bandiere, e i soldati suonavano trombe e tamburi. Poi nella serata si sono uniti canti e inni di Pellegrini provenienti dalle isole Mauritius, Colombia, Brasile, Honduras, Messico, India. Ogni nazione ha contribuito al grande spettacolo”. Per la giovane, “è un sogno diventato realtà. Mi sento grata di aver partecipato. Sono sicura che tutti i pellegrini, nonostante le differenze, saranno rafforzati nella fede e nel sentimento di amicizia e gioia”.
Reinatta Furtardo conclude: “I panamensi sono davvero un popolo ospitale, generoso, unito e orgoglioso delle tradizioni. La musica e la cultura ispanica sono bellissime. Il modo in cui i cantanti partecipano alla messa è sorprendente”. (NC)
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