Giovani in Asia, crisi e sfide: solo Gesù è la risposta
di Nirmala Carvalho
Intervista a p. VM Thomas, direttore esecutivo dell’Istituto Don Bosco a Guwahati, India. Appena rientrato da un incontro sulle nuove generazioni, promosso dalla FABC, il sacerdote analizza le problematiche del continente: disoccupazione, mancanza di un’istruzione adeguata al mondo globalizzato, uno sfasamento del sistema di valori, il bisogno di affermare una propria identità. E invita la Chiesa ad intervenire con urgenza: bisogna portare Cristo tra i ragazzi, solo l’incontro con Lui riempie di senso la vita.
Mumbai (AsiaNews) – I giovani di oggi in Asia subiscono le pressioni della globalizzazione, sono in piena crisi di identità e rischiano di diventare schiavi di beni materiali e di scale di valori sballate; compito della Chiesa è far capire loro il senso del Sacrificio e della Resurrezione di Cristo, solo questa scoperta può dare vere significato alla vita. In sintesi è questo il contenuto dell’intervista con AsiaNews di p. VM Thomas, direttore esecutivo dell’Istituto Don Bosco a Guwahati, India nord-orientale. Il sacerdote ha appena partecipato al secondo incontro del Bishops’ Institute for Lay Apostolate (BILA). Organizzato dal Desk giovani della Federazione delle conferenze episcopali asiatiche (FABC), l’evento si è svolto a Johor Bahru, in Malaysia dal 10 al 14 novembre.
Di seguito riportiamo l’intervista integrale di p. Thomas, convinto sostenitore che tra le priorità delle Chiese asiatiche in questo momento vi siano proprio i giovani e la loro educazione.
Cosa sono i giovani per l'Asia?
I giovani sono la speranza di questo continente, che sta affrontando gli effetti della globalizzazione. Non possiamo per questo abbandonarli a loro stessi, va fatto un grande sforzo perché la Chiesa sia presente tari giovani e li sostenga laddove incontrano difficoltà.
Quali sono le difficoltà di un giovane asiatico?
I ragazzi sono oggi oggetto di molteplici pressioni esterne, create principalmente dalla globalizzazione. È importante che la Chiesa si preoccupi delle loro paure rispetto ad un mondo che cambia e di fronte al quale i ragazzi si sentono “stagnanti”: manca loro un’adeguata istruzione professionale, competenze tecniche e specialistiche che li rendano appetibili nel mondo del lavoro.
Solo pochi di loro, i più qualificati, possono godere di un “mondo globalizzato”. Per questo, primo obiettivo per gli operatori giovanili è quello di garantire un’educazione di qualità.
Il bombardamento mediatico è una altro fattore che sta mettendo in crisi scale di valori e identità dei singoli. Il potere invasivo e manipolatore dei mezzi di comunicazione di massa è impressionante: successo, denaro, gratificazioni veloci sono diventati motivo di vita per molti ragazzi, schiavi dei beni materiali e di uno stile di vita superficiale. Il concetto tradizionale di famiglia è in pericolo. C’è bisogno allora di rinforzare il sistema dei valori, in un villaggio globale che tende ad isolare chi ha un’opinione differente da quella popolare.
Quali invece le sfide specifiche dei giovani in India?
Nel nord-est, dove lavoro, i giovani si trovano ad affrontare prima di tutto conflitti etnici e i focolai di ribellione. La situazione della zona è complessa: i ragazzi sono spesso scoraggiati e cercano una via d’uscita da una realtà di sofferenza. Ho lavorato con i giovani nel nord-est per 30 anni e sono convinto che i problemi principali siano la mancanza di opportunità fornite dal governo e, in una certa misura, anche dalla Chiesa. La disoccupazione è la questione più urgente da risolvere specialmente per i ragazzi semi analfabeti. Hanno bisogno di qualcosa che dia loro speranza in un futuro migliore e noi dobbiamo comprendere questo loro desiderio e mostrare amore.
Di fondo vi è poi un forte crisi di identità. Lo stesso conflitto etnico è un modo con cui i giovani cercano, in un contesto multi culturale, di affermare una loro identità specifica, che possa dare loro un certo grado di sicurezza e stabilità.
Come può intervenire la Chiesa?
Oltre che promuovendo istruzione e formando gli operatori giovanili, la Chiesa deve soprattutto comunicare Gesù., la Verità fondamentale. I giovani sono consapevoli del progresso e dei cambiamenti, spesso si intrattengono in conversazioni di politica e sono pronti anche a scendere in piazza per una causa comune, ma non si preoccupano assolutamente della loro salvezza spirituale, del loro rapporto con Dio.
Solo l’incontro con Cristo riempie di senso la vita. Solo la consapevolezza di ciò che significa la morte i Gesù per me, è l’inizio di una resurrezione personale. La comprensione che Lui è il mio Salvatore è l’unica cosa che riempie di significato ogni azione della vita.
E noi, sacerdoti e adulti, dobbiamo avvicinare le nuove generazioni con lo spirito di Gesù quando incontra i discepoli scoraggiati sulla strada per Emmaus, dobbiamo comprenderne la situazione esistenziale nel contesto storico in cui si trovano.
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