23/08/2016, 12.20
FRANCIA – ISLAM
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Giovane musulmano: Sono molto pessimista su una riforma dell’islam

di Kamel Abderrahmani

Per secoli l’islam è rimasto chiuso e ha creato una “ignoranza sacra” che blocca ogni domanda e sviluppo. A tale stasi contribuiscono oggi il “clero” islamico e gli Stati arabi che hanno deciso di fare dell’islam la religione di Stato. Molti intellettuali, pensatori, religiosi che cercano di riformare l’islam vengono cacciati, perseguitati, espulsi, le loro opere proibite.

Parigi (AsiaNews) – L’autore, personalità islamica di 28 anni, è originario dell’Algeria. Studia linguistica in Francia ed è molto impegnato nel dibattito sull’islam contemporaneo.

Da qualche tempo, dopo i numerosi fatti tragici di cui si è reso colpevole il terrorismo islamista, una certa élite musulmana ha finito per prendere coscienza che un pericolo reale minaccia non solo il mondo musulmano, ma l’intero pianeta. Questa élite ha compreso che la nuova modalità di concepire la religione (alla maniera wahhabita) non cessa di diffondersi. Insieme al terrorismo che si sviluppa a partire da questa pratica, finiranno per spazzare via ogni speranza di libertà e democrazia e ipotecheranno per molto tempo l’avvenire dei musulmani.

Mohamed Arkoun aveva già avvertito che il pensiero musulmano non si era evoluto da almeno sei secoli e questo ritardo costituiva un pericolo. Egli aveva insistito anche sulla rilettura del Corano per renderlo dinamico, ma purtroppo non è stato ascoltato.

Dopo gli ultimi massacri perpetrati da Daesh [lo Stato islamico] un certo numero di pensatori e di imam hanno manifestato in pubblico domandando la riforma della teologia per adeguare l’islam alla nostra epoca. Purtroppo, non esiste alcuna autorità religiosa competente che possa ascoltare questo appello. Anzi, le autorità wahhabite non tollereranno mai una qualunque riforma.

Questa situazione fa emergere due legittime domande: C’è bisogno di un clero – come per i nostri amici cristiani – per regolare questo genere di problemi? La risposta è sì. Questo clero è possibile immaginarlo e trovarlo? La risposta è no. A mio parere, il problema dei musulmani si riassume in queste due domande e risposte.

Purtroppo, il problema non è soltanto religioso. La costituzione di tutti gli Stati arabi affermano nel loro primo articolo che l’islam è religione di Stato. Tale articolo è l’inizio del problema perché esso non solo ufficializza una religione a scapito delle altre, ma impone anche una visione arcaica del mondo, basata su una giurisprudenza fra le più obsolete.

Attraverso tale giurisprudenza, i religiosi musulmani hanno creato una “ignoranza sacra”; i politici l’hanno ufficializzata; le istituzioni l’hanno sacralizzata e insegnata nelle scuole e i poveri bambini devono sottomettervisi fin dai primi anni delle elementari. Per “ignoranza sacra” intendo il tabù che circonda il dogma basato in gran parte sulla giurisprudenza. Nessuno può porre la questione sulla ragione per cui si rifiuta l’altro [l’altra religione], né a proposito di un hadith [i detti di Maometto] in contraddizione flagrante con la stessa logica del Corano. È un tutto da prendere senza battere ciglio.

Perciò, la riforma non è solo una questione che interessa solo i religiosi. Essa interessa anche i politici e il popolo nel suo insieme. Ma vi è un grande paradosso: se per esempio, un politico osa parlare di riforma, i religiosi reagiscono e lanciano il segnale di allarme per denunciare che l’islam è in pericolo. Se lo fa un intellettuale, è la stessa cosa: egli viene accusato di apostasia e viene scomunicato. E se dei religiosi propongono una riforma, vengono subito denunciati, rifiutati e accusati dai loro colleghi di lavorare per l’occidente.

A mio parere, una eventuale riforma deve essere il risultato di un processo intellettuale, se non proprio di una corrente di pensiero. Purtroppo, l’intellettuale, separato dalla base [del popolo] dalla teologia in vigore, soffre di una mancanza di ascoltatori. E non solo non è ascoltato, ma è combattuto dai guardiani del tempio e talvolta perfino dai governanti. Così, perché abbia una possibilità di successo, una riforma deve essere portata avanti non da uno o più individui, per quanto elevato sia il suo rango, ma da una istituzione. Ma sono proprio le istituzioni (religiose e statali) che hanno prodotto questo islam “ufficiale” generatore di terrorismo e di rifiuto delle altre confessioni religiose.

Tutto ciò ci porta a pensare che le società musulmane sono anestetizzate da una mentalità fra le più arcaiche e da una “ignoranza sacra” che cresce con l’andare del tempo, conseguenza di una giurisprudenza secolare sprovvista di ogni logica e di ogni spirito scientifico.

Per schematizzare cito qui alcune “vittime” di questa mentalità:

1. Mohamed Arkoun, filosofo e islamologo famoso in tutto il mondo, cacciato dal suo Paese, da una conferenza sul pensiero islamico da due predicatori islamisti egiziani, El Ghazali e El Qaradawi. Entrambi sono i padrini dell’islamismo radicale e del terrorismo.

2. Muhammed Shahrour, ingegnere civile, pensatore e interprete del Corano secondo gli strumenti della linguistica moderna, rifiutato dal sistema politico siriano, vomitato dai musulmani colpiti gravemente da ignoranza sacra. I suoi libri propongono un’alternativa al pensiero islamico tradizionale, ma sono proibiti in Arabia saudita.

3. Ferhan El Maliki, specialista dell’islam dinamico, imprigionato e cacciato dal suo insegnamento universitario dalle autorità saudite per la sua audacia nel criticare il sunnismo e la setta wahhabita.

Come si vede, il problema è più grave di quanto si immagini. Esso è serio e profondo. Ogni giorno i riformisti sono di fronte a ostacoli invalicabili, dal lato politico, da quello delle autorità “clericali”, da quello del popolo.

Cosa fare davanti a questa situazione di stallo? La domanda rimane aperta.

 

Su richiesta dell'autore, pubblichiamo qui sotto anche l'originale in francese.

Paris (AsiaNews) -  Depuis quelques temps, après de nombreux événements tragiques dont s'est rendu coupable le terrorisme islamiste, une certaine élite musulmane a fini par prendre conscience qu'un réel danger guette non seulement le monde musulman mais la planète tout entière.  Cette élite a fini par comprendre que la nouvelle manière de concevoir la religion (à la wahhabite) qui ne cesse de s'étendre et le terrorisme qui se développe à la faveur de cette pratique, finiront par balayer tout espoir de liberté et de démocratie et hypothèqueront pour longtemps l'avenir des musulmans. Mohamed Arkoun avait déjà averti que la pensée musulmane n'a pas évolué depuis plus de six siècles et qu'il y avait danger en la demeure. Il avait aussi insisté sur la relecture du Coran pour le rendre dynamique, mais hélas, il n'a pas été entendu.

Bref, après les derniers massacres perpétrés par Daech, un certain nombre de penseurs, et d'imams, se sont manifestés pour appeler à une réforme de la théologie pour être en adéquation avec notre ère. Malheureusement, il n'existe aucune autorité religieuse compétente pour entendre cet appel. De plus les autorités wahabites ne toléreront jamais une quelconque réforme.

Cette situation amène deux question légitimes : A-t-on besoin d'un clergé comme nos amis chrétiens pour régler ce genre de problèmes ? La réponse est oui.  Ce clergé est-il envisageable ?  la réponse est non. A mon sens, le problème des musulmans est résumé dans ces deux questions-réponses.

Mais le problème n'est pas que religieux malheureusement. Les constitutions de tous les États arabes stipulent en leur article premier que l'islam est religion de l'État. Cet article est le début du problème, parce que non seulement, il officialise une religion au détriment des autres, mais aussi il impose une vision archaïque du monde basée sur une jurisprudence des plus désuètes.

À travers cette jurisprudence, les religieux musulmans, ont créé une ignorance sacrée, les politiques l’ont officialisée, et les institutions l’ont sacralisée et enseignée dans les écoles; le pauvre enfant doit s'y soumettre dès sa première année scolaire. J'entends par ignorance sacrée le tabou qui entoure le dogme basé en grande partie sur la jurisprudence. Personne ne doit poser la question sur la raison du rejet de l'autre ni sur un hadith en contradiction flagrante avec la logique voire même avec le coran. C'est un tout à prendre sans broncher.

Donc, la réforme n'est pas une question qui concerne les religieux seulement. Elle concerne aussi les politiques et le peuple dans son ensemble. Mais il y a un grand paradoxe : si par exemple, un politique s'avise à parler de réforme, les religieux réagissent et tirent aussitôt la sonnette d'alarme pour dire que l'islam est en danger. Si un intellectuel le fait, c'est la même chose, il est accusé d'apostat voire excommunié. Et si des religieux proposent une réforme, ils sont vite dénoncés, rejetés et accusés par leurs pairs, de travailler pour l'occident.

Une éventuelle réforme doit, à mon sens, être le résultat d'un processus intellectuel sinon d'un courant de pensée. Or, l'intellectuel, coupé de la base par la théologie en vigueur, souffre d'un manque d'auditeurs. Et non seulement il n'est pas écouté, mais il est combattu par les gardiens du temple et parfois même par les gouvernants. Aussi une réforme, pour avoir une chance d'aboutir, doit être portée non par un ou des individus, aussi haut soit leur rang, mais par une institution. Or ce sont les institutions, (religieuses et étatiques) qui ont engendré cet islam "officiel" générateur de terrorisme et de rejet des autres confessions.

Ceci nous amène à penser que les sociétés musulmanes sont anesthésiées par une mentalité des plus archaïques et par une "ignorance sacrée" qui s'accroît au fil du temps, conséquence d'une jurisprudence séculaire dépourvue de toute logique et de tout esprit scientifique.

Pour schématiser, je cite :

- Mohamed Arkoun, philosophe et islamologue mondialement reconnu, chassé dans son propre pays, d’une conférence sur la pensée islamique, par deux prédicateurs islamistes égyptiens, El Ghazali et El Qaradawi. Tous deux sont les parrains de l'islamisme radical et du terrorisme.

- Muhammed Shahrour, Docteur en génie civil, penseur et interprétateur du coran selon des instruments linguistiques modernes, rejeté par le système politique en Syrie, vomi par les musulmans atteints gravement d'ignorance sacrée. Ses livres qui proposent une alternative à la pensée islamique traditionnelle, sont interdits en Arabie Saoudite.

- Ferhan El Maliki, un spécialiste de l’islam dynamique, emprisonné et limogé de son poste universitaire par les autorités Saoudienne pour son audace de critiquer le sunnisme et la secte wahabite.

Enfin, le problème est plus grave qu’on ne l’imagine. Il est profond et sérieux. Les réformistes sont confrontés quotidiennement à des obstacles infranchissables, soit du côté des politiques, soit du côté des autorités "cléricales" soit du côté des peuples.

Que faire devant cette impasse ? La question reste posée.

Kamel ABDERRAHMANI

Paris le 23/08/2016

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