Giornata di preghiera e digiuno per i cristiani dell’Orissa, insieme a indù e musulmani
Mumbai (AsiaNews) – La Giornata di Preghiera e digiuno, lanciata dalla Chiesa indiana come risposta alle violenze contro i cristiani dell’India è stata accolta da decine di migliaia di persone. Il card. Varkey Vithayathil, presidente della Conferenza dei vescovi l’ha definita “il segno di un’epoca nuova”. La “novità” sta nel fatto che i cristiani invece di rispondere “alla violenza con la violenza”, hanno “digiunato e pregato per vincere il male”, lasciando a Dio il giudizio finale.
Con questa giornata, continua il porporato, la Chiesa indiana ha testimoniato “all’India, all’Asia e al mondo, a credenti e on credenti, il Sermone della montagna: Amate i vostri nemici, pregate per quelli che vi perseguitano, perdonate e da questo amore il mondo saprà che siete miei discepoli”.
In tutta l’India i cattolici si sono radunati nelle chiese o in spazi aperti per esprimere la loro partecipazione alle sofferenze dei loro fratelli e sorelle di fede dell’Orissa.
Proprio qui, dove da più di una settimana è in atto un vero pogrom contro i fedeli, tutte le cerimonie hanno dovuto essere presidiate dalla polizia, che ha vigilato sulle residenze dei vescovi, le chiese, e altri istituzioni cristiane.
A Ranchi (Jharkhand), il card. Thelesphore Toppo, ha radunato oltre 6 mila persone nel Loyola grounds, a poche centinaia di metri dalla cattedrale. Alla celebrazione hanno partecipato membri di tutte le religioni, con preghiere e letture tratte dai diversi libri sacri: indù., sikh, musulmani, Sarna (religioni tribali), protestanti e cattolici. Al raduno, che è durato oltre un’ora e mezza, ha preso parte anche il sindaco della città, Rama Xalxo.
A Mumbai, il card. Oswald Gracias ha radunato persone di diverse religioni ad Azad Maidan, per esprimere il rifiuto delle lotte pseudo religiose contro i cristiani dell’Orissa. Vi ha partecipato anche Swami Agnivesh, capo del Consiglio mondiale della Arya Samaj (un movimento indù riformato). Egli ha sottolineato che “la popolazione indù in generale non sostiene le atrocità scatenate dai radicali dell’Orissa”. Riferendosi alle distruzioni e incendi di chiese e villaggi cristiani, egli ha chiesto a tutti di “accendere piuttosto il fuoco interiore e lavorare per l’umanità”.