Giornalista cambogiano colpito mentre indagava su disboscamenti illegali
Il 63enne cronista di lungo corso Chhoeung Chheung è stato raggiunto da proiettili all’addome. La polizia ha arrestato un sospetto, ma collega l’assalto a “vicende personali” escludendo legami con le inchieste in corso. Versione che non convince attivisti e gruppi pro diritti umani. Dal 1994 almeno 15 giornalisti sono stati uccisi nel Paese del Sud-est asiatico.
Phnom Penh (AsiaNews) - Un esperto giornalista di inchiesta di lungo corso in Cambogia è rimasto vittima di un attentato, mentre stava indagando su di una controversa operazione di disboscamento al limite della legalità in un’area protetta per la fauna selvatica nel nord del Paese. Secondo fonti di polizia (e il racconto della moglie Chiev Chap) rilanciate da Radio Free Asia (Rfa), il 63enne Chhoeung Chheung era a bordo della propria moto il 4 dicembre scorso lungo la strada che conduce al santuario di Boeung Per, nel distretto di Chikreang, provincia di Siem Reap. All’improvviso è caduto vittima di un’imboscata da parte di sconosciuti, che lo hanno centrato con colpi di proiettile allo stomaco, ferendolo in modo grave.
Il cronista, racconta la moglie, è riuscito a fornire alcuni dettagli relativi all’attacco di cui è stato vittima. In particolare, gli assalitori si sarebbero nascosti nella foresta che costeggia la strada, per poi colpirlo al suo passaggio. Chhoeung Chheung, che lavora per il sito web Cambodia Development News, aveva denunciato in passato la distruzione delle risorse naturali in una foresta comunitaria nell’area protetta.
La vittima è stata poi trasferita all’ospedale provinciale di Siem Reap, dove i medici hanno rimosso un proiettile dall’addome. “Era gravemente ferito - confida Chiev Chap - e mi ha chiamato per venire a prenderlo”. In queste ore la polizia ha già arrestato un sospetto con l’accusa di tentato omicidio; tuttavia, gli inquirenti parlano di sparatoria scaturita da “disputa personale” che non sarebbe legata al lavoro, e all’inchiesta portata avanti dall’esperto giornalista. Il sospetto - il 40enne Si Loeuy - avrebbe usato un’arma fabbricata artigianalmente e confessato la sparatoria durante l’interrogatorio, come riferisce l’amministrazione provinciale di Siem Reap in una nota.
Una versione che non convince attivisti e gruppi pro diritti umani e ambientalisti. “È deplorevole che l’uomo armato abbia sparato al giornalista” ha dichiarato In Kongchit, responsabile del gruppo pro diritti umani “Licadho” nella vicina provincia di Banteay Meanchey. “Si è trattato - aggiunge - di un tentativo di omicidio. A nome della società civile, chiediamo che le autorità e il governatore della provincia di Siem Reap aiutino a indagare sui responsabili e li puniscano secondo la legge”.
“Erano diversi anni che in Cambogia non si sparava a un giornalista” ha dichiarato Nop Vy, direttore esecutivo dell’Associazione alleanza giornalisti cambogiani, o “Camboja”. “Ma questo - aggiunge - sta accadendo di nuovo. Sono profondamente rattristato e chiedo alle autorità di accelerare l'arresto e la punizione dei responsabili”.
Dal 1994 almeno 15 giornalisti sono stati uccisi nel Paese del Sud-est asiatico secondo le stime del Centro cambogiano per i diritti umani diffuse a ottobre. Dodici di essi stavano lavorando a storie che avrebbero potuto rappresentare una minaccia diretta per personalità di primo piano o legate a vario titolo alla leadership. Uno di questi riguarda il giornalista Traing Try, che nel 2014 è stato colpito a morte nella provincia nord-orientale di Kratie, mentre viaggiava con un gruppo di colleghi per indagare sul disboscamento illegale nella regione.
Due anni prima, il più importante ambientalista Chut Wutty stava accompagnando due giornalisti di un giornale locale a testimoniare quelle che riteneva attività di disboscamento illegale quando è stato colpito e ucciso dalla polizia militare nella provincia sud-occidentale di Koh Kong. Un rapporto di Camboja ha rilevato sette casi di molestie nei confronti di 11 diversi giornalisti tra aprile e giugno 2024. Infine, si contano sei casi di inchieste giudiziarie pretestuose, con 10 giornalisti convocati per interrogatori, detenuti e puniti dalla polizia, militari e autorità locali.
03/05/2014
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