Ginevra II, Brahimi: "per ora risultati scarsi, ma sono fiducioso"
Ginevra (AsiaNews/ Agenzie) - La prima sessione di colloqui fra governo siriano e opposizione non ha ancora raggiunto "nulla di sostanziale". È quanto ha affermato ieri Lakhdar Brahimi, Inviato speciale di Onu e Lega araba per la Siria. Parlando al termine del quinto giorno di incontri fra le due parti, il diplomatico ha però precisato di essere "molto felice che si stia ancora dialogando. Il ghiaccio si sta rompendo lentamente, ma si sta comunque rompendo". Brahimi ha confessato di non essersi mai aspettato grandi passi avanti in questa prima sessione: "Io non sono deluso...il nostro fine era fare incontrare e parlare fra loro le due parti e siamo giunti alla conclusione che i colloqui proseguiranno". I delegati del regime di Bashar al-Assad e del Consiglio nazionale siriano (Cns) si incontreranno ancora oggi e domani e secondo l'Inviato speciale per Onu e Lega Araba riprenderanno fra una settimana.
In cinque giorni di incontri, regime e opposizione hanno discusso il rilascio di alcuni prigionieri e l'apertura di un corridoio umanitario nella città di Homs, ma si sono scontrati sull'ipotesi di un governo di transizione senza Assad. "Abbiamo parlato dell'organo di governo di transizione - ha dichiarato Brahimi - ma naturalmente si tratta di una discussione molto, molto preliminare...E' stato anche affrontato il problema della crisi umanitaria, in particolare a Homs, dove le trattive fra Nazioni Unite e autorità siriane sono ancora in corso". Il diplomatico ha invitato inoltre Stati Uniti e Russia ad utilizzare la loro influenza per fare raggiungere un accordo fra le parti.
Brahimi spera "che la seconda sessione di colloqui sarà più strutturata e più produttiva", anche se vi sono molti interrogativi sulle tempistiche e la reale efficacia di un eventuale accordo. Il Consiglio nazionale di transizione impone come clausola per qualsiasi accordo l'allontanamento di Assad. Il governo siriano considera il Cns poco rappresentativo e sostiene che un accordo con i suoi delegati non porterà a nulla finché non si fermeranno i finanziamenti ai miliziani. In questi giorni il regime ha contestato la decisione del governo degli Stati Uniti di riprendere la fornitura di armi non letali ai ribelli. Ieri Bouthaina Shaaban, consigliere del presidente siriano Assad, ha precisato che il governo discuterà il comunicato di Ginevra paragrafo per paragrafo: "La prima cosa che vogliamo discutere è il primo punto del comunicato: fermare il terrorismo".
James Clapper, responsabile dell'intelligence Usa, lancia l'allarme sulla crescita dei gruppi estremisti stranieri in Siria che raccolgono ormai anche centinaia di miliziani provenienti dall'Europa. "Il Paese - spiega - è divenuto un magnete per gli estremisti". Le brigate legate ad al-Qaeda e ad altri movimenti terroristi hanno ormai oltre 26mila uomini su un totale di circa 75mila miliziani che combattono contro Assad. "La loro presenza in Siria - aggiunge - è una grande preoccupazione per gli Stati Uniti e i suoi alleati, in particolare l'Unione Europea".