Giappone, cristiani "compatti" contro la fine del pacifismo nella Costituzione
Tokyo (AsiaNews) - Sulla revisione dell'articolo 9 della Costituzione giapponese, che di fatto elimina il pacifismo e consente al Sol Levante di tornare a dotarsi di un esercito di aggressione, "la discussione è molto aperta, anche nella società civile e nei discorsi comuni della gente. I pareri sono discordanti, e persino le principali testate giornalistiche sono divise: alcuni sostengono la scelta del premier Shinzo Abe, altri la attaccano. La posizione della Chiesa e della comunità cristiana è invece più compatta: a favore della difesa dell'art. 9 e della pace che rappresenta". Lo dice ad AsiaNews p. Marco Villa, missionario del Pontificio Istituto Missioni Estere in Giappone.
Il p. Villa, vice Superiore regionale dell'Istituto, lavora con gli emarginati e le persone sole in una "città-dormitorio" a nord di Tokyo. Tuttavia, la decisione presa dall'esecutivo guidato dal conservatore Shinzo Abe di modificare la Costituzione ha scosso l'intera società civile e ha raggiunto tutti gli strati della popolazione: "Il dibattito è ovunque, anche perché l'art. 9 è arrivato persino a essere candidato al Premio Nobel per la pace. Va anche considerato che la Costituzione giapponese è figlia della disfatta nipponica durante la II Guerra mondiale, un confitto concluso quasi 70 anni fa: i sopravvissuti sono molto pochi e diminuiscono di anno in anno. Quindi la coscienza e la memoria comune riguardo quei fatti si stanno assottigliando, modificando anche la percezione dell'attualità".
D'altra parte, sottolinea il missionario, "non si può ignorare che nell'Asia orientale le tensioni di tipo militare sono molto evidenti e sembrano peggiorare. Da una parte c'è la posizione offensiva e invadente della Cina, dall'altra la questione dell'imprevedibilità delle mosse del governo della Corea del Nord. La situazione è pesante, e la decisione del governo di modificare l'interpretazione dell'art. 9 è un poco figlia anche di questa situazione".
Sulla questione si è espressa a inizio luglio 2014 anche la Commissione permanente della Conferenza episcopale giapponese, che ha inviato una lettera aperta al premier Abe per "protestare contro la decisione presa dal governo. È del tutto inaccettabile che il suo esecutivo abbia promesso di cooperare militarmente con la comunità internazionale basandosi su una revisione che non poteva prendere senza interpellare il popolo".
La Chiesa cattolica, scrivono ancora i vescovi nel testo, "è convinta che sia falso pensare che la sicurezza nazionale possa essere garantita dall'uso della forza e dal rafforzamento militare. La pace può essere costruita soltanto sul rispetto della dignità di tutti gli esseri viventi. La pace può nascere solo con una riflessione sincera sulla storia e con le scuse, e il perdono, per ciò che è stato fatto in passato. Non dobbiamo abbandonare la speranza che la guerra e i conflitti armati possano essere evitati grazie al dialogo e ai negoziati".