Giappone, centinaia di avvocati contro le riforme “guerrafondaie” di Shinzo Abe
Tokyo (AsiaNews) – Un gruppo composto da circa 300 avvocati giapponesi sta preparando una raffica di cause di incostituzionalità da presentare nei tribunali di tutto il Paese contro la riforma della Carta voluta dal governo Abe. I legali sostengono che la cancellazione dell’art. 9 della Costituzione, relativa allo spirito pacifista della nazione, renderà il Giappone “un obiettivo del terrorismo oppure una macchina da guerra. Questo non deve succedere”.
La legge che gli avvocati vogliono cancellare è relativa alla sicurezza nazionale, che la Camera alta della Dieta ha approvato nel settembre 2015. Lo scorso luglio 2014 il governo guidato da Abe – contando su una solida maggioranza – ha rimosso grazie alla propria superiorità numerica i paletti costituzionali e ha proposto l’emendamento dell’art. 9 della Carta.
L’articolo, voluto dal governo americano negli anni successivi alla fine della guerra, impone al Paese di dotarsi soltanto di forze di auto-difesa. In maggio la modifica della legge è stata approvata dai partiti del governo e a luglio anche dalla Camera bassa, nonostante le varie voci di protesta. La Chiesa cattolica si è espressa con decisione contro questa scelta.
La serie di querele inizierà nel marzo 2016, quando la revisione costituzionale entrerà in vigore. Fra coloro che sostengono l’abolizione della riforma vi sono un ex capo della Corte Suprema, l’ex premier Naoto Kan e gli esponenti religiosi di tutto il Paese. La mossa, dice una fonte ecclesiale ad AsiaNews, “è stata ispirata anche dalla Chiesa. Il Sol Levante deve rimanere una terra di pace”.
Il presidente della Commissione episcopale Giustizia e pace, mons. Taiji Katsuya, scrive al riguardo: “La democrazia non è soltanto una questione di numeri. Se lo fosse, allora il concetto di Parlamento come ‘luogo di dibattito’ non avrebbe senso. I giapponesi non sono convinti da questi decreti. Ecco perché la loro voce di protesta si è potuta sentire con tanta forza nei giorni dell’approvazione”.
L’attuale amministrazione, scrive ancora il presule, “ha fatto passare queste leggi incostituzionali con la forza, minacciando il sistema parlamenta e la sovranità del popolo in aperta violazione dell’art. 99 della Costituzione, che obbliga l’esecutivo al rispetto della Carta fondamentale. Di conseguenza, questa amministrazione non è degna di essere chiamata governo”.