14/01/2016, 00.00
THAILANDIA
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Gesuita thai: La ‘Laudato Sì’ ci chiede una vera conversione

di Weena Kowitwanij
P. Pichate Saengtian è professore al seminario maggiore di Bangkok. “Il papa ha inserito l’essere umano all’interno dell’ambiente. Non possiamo risolvere il problema del clima senza pensare ai poveri, i due problemi vanno risolti insieme”. Si può agire “solo partendo da una conversione interiore e dalla gratitudine nei confronti di Dio”.

Bangkok (AsiaNews) – Dobbiamo “agire adesso! Tutto ciò che dobbiamo fare è cambiare atteggiamento da ora. Papa Francesco ha enfatizzato che anche un piccolo cambiamento può avere grandi effetti”. Secondo p. Pichate Saengtian sj, gesuita thailandese, l’ultima enciclica di papa Francesco, Laudato Sì, è innanzitutto un invito all’azione. Il sacerdote, professore al seminario maggiore di Bangkok, ha condiviso con AsiaNews alcune riflessioni sul testo pubblicato a giugno 2015 e tradotto anche in lingua thai.

Il primo rilievo fatto da p. Saengtian riguarda la concezione che l’uomo ha di sè stesso. Papa Francesco ha spiegato che l’umanità si concepisce al centro dell’universo, considerando tutto ciò che non è umano (animale, risorse naturali, etc) come a completa disposizione dei suoi desideri. Secondo il pontefice proprio questa concezione ha portato all’odierna crisi ecologica. Il gesuita thai rileva che un punto fondamentale del testo sta nell’aver “incluso anche l’essere umano come parte dell’ambiente”. Poi si chiede: “Riflettendo sul nostro comportamento irresponsabile del passato verso le creature di Dio, quali comportamenti dobbiamo cambiare per migliorare il mondo, la nostra casa comune?”.

Per p. Saengtian, la prima cosa da fare è “non considerare di valore solo ciò che porta benefici all’essere umano”. Uomo e ambiente, infatti, non possono più essere considerati come separati, “visto che la distruzione dell’ambiente ha danneggiato di più i poveri”. Per questo, proteggere l’ambiente significa anche proteggere le fasce più deboli della società. “Il papa – continua il sacerdote – vuole che affrontiamo il problema con un metodo olistico, risolvendo il problema della povertà mentre risolviamo quello dell’ambiente. Non possiamo salvare l’ambiente sfruttando le persone povere”.

La “cultura dello scarto” denunciata dal papa, sottolinea p. Saengtian, “sta diventando sempre più presente nella vita delle persone. Questo è un segno che il problema ha messo radici profonde nel cuore degli uomini e si trasforma in relativismo culturale e morale. Tutto ciò che gli uomini fanno lo fanno per i loro unici interessi, senza pensare alle altre creature di Dio e alle nuove generazioni”.

Per rispondere a questa situazione allarmante, secondo il gesuita bisogna “revisionare la propria routine quotidiana, scegliendo di compiere le azioni che hanno meno conseguenze per le altre creature. La teologica cattolica ci dice che Dio ha ordinato all’uomo di prendersi cura di tutte le Sue creature”. “Questa mossa personale però – continua p. Saengtian – può nascere solo da una conversione interiore, dalla gratitudine sincera a Dio per tutti i suoi doni”.

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