Gesuita indiano: Narendra Modi è vendicativo e una minaccia per le minoranze dell'India
Ahmedabad (AsiaNews) - Di recente in India sono avvenuti tre incidenti all'apparenza slegati tra loro. Il 18 aprile scorso Giriraj Singh, leader del Bharatiya Janata Party (Bjp, nazionalista indù) in Bihar, ha dichiarato in modo categorico che "quanti si sono opposti a Narendra Modi non hanno posto in India. Dovrebbero tornare in Pakistan dopo le elezioni". Qualche giorno prima, l'8 aprile, a Visakhapatnam (Andhra Pradesh) un altro leader del Bjp, Venkaiah Naidu ha detto: "Se dovesse vincere le elezioni 2014, il Bjp introdurrà una legge anti-conversione per fermare le conversioni religiose in tutto il Paese". E il 20 aprile (domenica di Pasqua) Pravin Togadia, presidente esecutivo del Vishwa Hindu Parishad (Vhp) in un feroce comizio tenuto a Rajkot (Gujarat) ha chiesto che i musulmani liberassero le case dell'area indù della città. Indicando un uomo d'affari musulmano, Togadia gli ha dato 48 ore per lasciare l'abitazione, e "se non avesse ceduto" egli avrebbe detto ai militanti indù di "lanciare pietre, copertoni e pomodori contro il suo ufficio" (v. Times of India, ed. di Ahmedabad, pag. 1, 21 aprile 2014).
È molto interessante notare che lo scorso anno il 31 marzo 2013 (domenica di Pasqua) a Maninagar, un quartiere di Ahmedabad, Togadia ha chiesto un grande raduno per la fondazione di una Hindu Rashtra, una "nazione indù", affermando che entro il 2015 il Gujarat sarebbe diventato il primo "Stato indù" del Paese. Per inciso, Maninagar è la circoscrizione di Narendra Modi, candidato primo ministro del Bjp, che ancora spera di giurare sulla Costituzione dell'India, ma fino a oggi non ha avuto il coraggio di affrontare Togadia e denunciarlo per quello che continua a dire e a fare. Sebbene diverse sezioni dei media parlano di dissidi tra i due, il fatto che hanno la stessa mentalità e hanno sposato la stessa ideologia, non lascia dubbi.
I tre incidenti [avvenuti] in zone molto diverse del Paese hanno molto in comune. Anzitutto rivelano il cuore dell'ideologia della Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), che ha dato origine al Bjp. Non è un segreto che Modi, candidato premier del Bjp, è stato scelto dai pezzi grossi della Rss. Che il massimo desiderio della Rss sia la creazione di una "nazione indù" è senza ombra di dubbio. I commenti di Naidu a Visakhapatnam devono essere visti nello stesso contesto.
Nel 2002 Modi ha sollevato lo "spauracchio della conversione" durante la sua campagna elettorale in Gujarat, e nel 2003 ha attuato il Gujarat Freedom of Religion Act, che deve essere facilmente considerata una delle leggi più draconiane nella storia di qualunque democrazia nel mondo. Il provvedimento afferma molto apertamente che "se uno vuole cambiare la propria religione, deve prima chiedere il permesso dell'autorità civile (il collector)". Questa legge viola chiaramente l'articolo 25 della Costituzione dell'India ["Libertà di coscienza e libera professione, pratica e propagazione della religione] e l'articolo 18 della Dichiarazione universale dei diritti umani ["Tutti hanno il diritto alla libertà di pensiero, coscienza e religione; tale diritto include la libertà di cambiare la propria religione o credo, e la libertà - da solo o in comunione con altri, in pubblico o in privato - di manifestare la propria religione o credo nell'insegnamento, nella pratica, nel culto e nell'osservanza"].
Le minacce di Giriraj non sono parole vuote. In oltre 10 anni di dominio in Gujarat, Modi è stato vendicativo e rancoroso. Questo lo si può vedere con diversi esempi. In un duro articolo apparso su Live Mint (19 aprile 2014, nda) intitolato "Narendra Modi critics Expect No Quarter, No Mercy", si legge: "Cosa dovremmo aspettarci dal governo Modi? Io predico nessuna tregua e nessuna pietà. Egli continuerà con i suoi modi tirannici (uso questo termine nel senso classico) come ha fatto in Gujarat". Quindi quando Giriraj dice l'ovvio, per quanto ridicolo possa sembrare, sta solo manifestando l'agenda fascista di quelli che cercano di governarci.
Non possiamo aiutare, ma possiamo pensare alle parole dell'immortale poesia In the dark times del tedesco Bertold Brecht (1898 - 1956), che ci ricorda come quando c'è la speranza, la battaglia continua anche se i segni sono terribili.