Gesuita indiano: La notizia dell’unione tra i radicali indù dell’Rss e i cristiani è falsa
Mumbai (AsiaNews) – La notizia dell’ipotetica unione tra i radicali indù del Rashtriya Swayamsevak Sangh [Rss, gruppo paramilitare e ultranazionalista – ndr] e la Chiesa cattolica dell’India è del tutto falsa. Le informazioni sui giornali indiani sono fabbricate ad arte e rispondono a disegni politici ben precisi. È il senso del commento inviato ad AsiaNews da p. Joseph Xavier, sacerdote gesuita esperto in tema di diritti umani e criminologia ed ex direttore esecutivo dell’Indian Social Institute di New Delhi. Lo studioso ritiene che la notizia del presunto incontro avvenuto a fine dicembre tra alcuni vertici della Chiesa indiana ed esponenti del gruppo estremista (che sostiene l’ideologia dell’Hindutva) sia solo un penoso tentativo di “falsa propaganda elettorale”. E aggiunge: “Non era un incontro organizzato apposta. Era la festa di Natale!”
L’esperto si riferisce alla notizia pubblicata il 4 gennaio sull’Economic Times, che riportava la dichiarazione di Indresh Kumar, membro del consiglio nazionale dell’Rss. Secondo il radicale indù, il 17 dicembre scorso “quattro o cinque arcivescovi, 40 o 50 vescovi provenienti da 10-12 Stati dell’India avrebbero posto le basi per un’organizzazione congiunta tra indù e cristiani, sulla falsa riga di quella già esistente tra indù e musulmani, la ‘Muslim Rashtriya Manch’”.
Mons. Kuriakose Bharanikulangara, arcivescovo di Faridabad, aveva smentito subito: “Per prima cosa, non era un incontro, ma la festa di Natale. Inoltre la notizia della creazione di un forum politico è priva di qualsiasi fondamento”. Nelle ore successive alla pubblicazione dell’articolo, altri esponenti della Chiesa cattolica indiana hanno espresso shock e stupore, sottolineando che l’accordo per la costituzione di un forum era un “resoconto errato”.
P. Xavier infatti conferma che il presunto incontro “altro non era che la celebrazione della festa del Natale, a cui ogni anno la Chiesa cattolica invita esponenti di ogni colore politico, in particolare del governo. Tra gli invitati di quest’anno vi era anche Rajnath Singh, ministro dell’Interno”. Sostiene inoltre: “L’Economic Times ha messo in appendice l’evento formale e ha gonfiato la celebrazione del 17 dicembre con colpi di scena, colori e puzza. Sembra che nessuno – nemmeno il direttore o i reporter – abbia avuto il tempo per accertare i fatti”.
Il gesuita riporta che lo United Christian Forum (Ucf) ha deciso di organizzare delle consultazioni per discutere di quanto avvenuto. L’incontro è fissato per il 13 gennaio.
Nel frattempo, dice, “bisogna domandarsi cosa ha spinto i radicali dell’Rss a diffondere questa notizia. Perché queste frange sociali ma non statali corteggiano la comunità cristiana? Come si possono collegare questi sforzi alla strategia generale di annullare le minoranze, i dalit, gli adivasi e le altre comunità emarginate?”. Per lo studioso c’è solo una risposta: “Tutti sanno che a breve cinque Stati indiani andranno a elezioni. Tra questi vi è il Kerala, dove la rappresentanza dell’elettorato cristiano è consistente”.
P. Xavier conclude: “Nessun dialogo può avvenire in questo vuoto, se non c’è apertura e un terreno comune basato sui valori e i principi sanciti dalla Costituzione indiana. La leadership cristiana ha il compito – superando la sindrome di minoranza – di sfidare e confrontarsi con quegli elementi che distruggono lo spirito democratico e laico di questa grande nazione”.
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