Gesuita indiano: Il nostro popolo cerca pace, armonia e unione nella diversità
Mumbai (AsiaNews) - "La stragrande maggioranza del popolo indiano vuole vivere in pace e armonia con tutti, ed è in grado di farlo. Dobbiamo lavorare per raggiungere l'unione anche nella diversità". Lo afferma in un'intervista ad AsiaNews p. Errol Fernandes sj, insegnante ed esperto di comunicazione e nuove tecnologie. Dopo le celebrazioni della Pentecoste, il gesuita spiega cosa significa per i cristiani "portare avanti il mandato missionario", soprattutto con un governo ora guidato dai nazionalisti indù. Ai giovani è importante insegnare "la ricca tradizione e la cultura del nostro Paese", ma anche "a pensare con la loro testa". Di seguito, l'intervista a p. Errol Fernandes. (Traduzione a cura di AsiaNews)
Il Bharatiya Janata Party (Bjp), un partito nazionalista indù, guiderà il governo nei prossimi cinque anni. Abbiamo da poco celebrato la nascita della Chiesa: in quanto cristiani come possiamo portare avanti il nostro mandato missionario? Come proclameremo il Vangelo?
Per prima cosa bisogna chiarire cosa vuol dire "mandato missionario". Nei Vangeli è espresso in modi diversi. Nel Vangelo di Matteo, dove c'è un chiaro riferimento al Battesimo (Mt 28:18-20), l'accento non è tanto sul Battesimo, quando sull'insegnare alle persone a osservare tutto quello che Gesù ha comandato. Gli insegnamenti di Gesù in Matteo si trovano nei cinque discorsi, ma si possono riassumere anche nel suo invito a essere perfetti "come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5:48). Questo non significa essere perfetti, ma essere completi nell'amore. Per questo i discepoli di Cristo sono completi o incondizionati nell'amore, e devono insegnare agli altri a fare lo stesso. Nel Vangelo di Giovanni, il mandato è essere uno specchio nel quali gli altri vedranno se stessi, e chiedere al cristiano "chi sei tu che fai queste cose e le fai in questo modo?". Se come cristiani e discepoli di Gesù possiamo essere questi specchi, avremo portato il Vangelo a tutti coloro che incontriamo.
Sul suo blog, in occasione della Pentecoste, ha scritto: "Il nostro mondo, tuttavia, è ancora ammutolito. Babele, la parabola del nostro primo scontro di culture e del fallimento della comunicazione, è più che una spiegazione mitica delle differenze tra nazioni e lingue. È una descrizione acuta della stessa condizione umana. Spesso non ci comprendiamo gli uni con gli altri, persino quando parliamo la stessa lingua. Restiamo bloccati dalla nostra incapacità fondamentale di accettare le differenza che esistono tra noi". Pensando al nostro attuale contesto socio-politico, come dovremmo rispondere a queste sfide?
L'India è un Paese in cui l'unione nella diversità è davvero meravigliosa e visibile. La stragrande maggioranza della popolazione vuole vivere in pace e armonia con tutti ed è in grado di farlo. Spesso i responsabili di disarmonia e violenza, e del rifiuto a comprendere le differenze, sono pochi agitatori. Questo è quello che causa instabilità, conflitti e disordini. Dobbiamo lavorare per raggiungere l'unione anche nella diversità. Ciò significa che noi celebriamo la differenza e possiamo gioire del fatto che, pur essendo così diversi gli uni dagli altri, possiamo anche essere uniti. Se lottiamo per questo obiettivo, Babele (che è un simbolo di confusione e disordine) può diventare ordine e comprensione.
Come risponde al sequestro in Afghanistan del gesuita indiano p. Alexis Prem Kumar?
Il Jesuit Refugee Service (Jrs) è uno dei molti ministeri in cui la Società di Gesù è impegnata. Il gesuita deve essere sempre preparato a vivere o morire per quello in cui crede. A volte questo significa essere rapiti, altre significa affrontare altre sfide. Il governo indiano sta lavorando per garantire il rilascio di p. Prem Kumar sj, così come il governo afghano. Anche i gesuiti in carica al Jrs stanno facendo il loro meglio in queste circostanze. La nostra risposta deve essere la preghiera, affinché in questa situazione sia fatta la volontà di Dio.
Lei è vice-preside dell'indirizzo commerciale del St. Xavier's College di Mumbai. Come vede il futuro del sistema educativo, pensando a proposte come l'inclusione di testi sacri dell'induismo nei sussidiari?
All'interno del sistema educativo c'è la straordinaria possibilità di essere creativi, e [per questo] è possibile interpretare la storia e la religione in vari modi. Se da una parte gli studenti devono imparare la ricca tradizione e la cultura del nostro Paese, dall'altra devono anche imparare a pensare con la loro testa. I gesuiti sono conosciuti come i maestri della scuola in Europa e avranno un ruolo importante nei prossimi anni rispetto alle politiche e ai cambiamenti che riguardano l'istruzione. Dovremo scrivere e parlare di quello che pensiamo, affinché opinioni e punti di vista diversi siano considerati quando avverranno cambiamenti.
Quali sfide e quali preoccupazioni vede all'orizzonte?
Uno dei modi migliori per affrontare il futuro è vivere un giorno alla volta. Questo significa non avere rimorsi per il passato (anche se possiamo sempre imparare da esso) e non essere ossessionati dal futuro (anche se possiamo sempre fare dei programmi). Se si è disponibili ad affrontare la conseguenze di un'azione, vuol dire che si è maturi. In qualsiasi circostanza, non dobbiamo avere paura.