Gesuita indiano: Il grande bluff di Narendra Modi prima o poi sarà smascherato
Mumbai (AsiaNews) - "Presto o tardi il bluff di Narendra Modi verrà smascherato". P. Cedric Prakash sj, direttore del centro per i diritti umani, la giustizia e la pace Prashant in Gujarat, commenta così ad AsiaNews le dichiarazioni a difesa della libertà religiosa rilasciate dal Primo ministro dell'India. Affermazioni "belle sulla carta", suggerisce il gesuita, "ma ci fanno chiedere se dalle parole si passerà mai ai fatti". Intervenuto a un raduno della Chiesa siro-malabarese a Delhi, il premier ha affermato che il suo "sarà un governo che darà uguale rispetto a tutte le religioni".
Modi ha affermato: "Il mio governo assicurerà che ci sia completa libertà di fede, che ciascuno abbia il diritto incontrovertibile di mantenere o adottare la religione di sua scelta senza coercizione o influenza non dovuta. Il mio governo non permetterà ad alcun gruppo religioso, appartenente alla maggioranza o alle minoranze, di incitare all'odio contro altri, in modo aperto o di nascosto. Il mio sarà un governo che darà uguale rispetto a tutte le religioni".
Molti in India e nel mondo hanno lodato le dichiarazioni di Modi. Il Primo ministro, leader del partito della destra nazionalista indù (Bharatiya Janata Party, Bjp), è stato criticato per non aver mai commentato i recenti attacchi alle chiese di Delhi e non aver risposto alle "preoccupazioni" manifestate dal presidente Usa Barack Obama circa "la crescente intolleranza religiosa in India".
Tuttavia, p. Prakash ricorda che Modi "è stato educato ed è cresciuto negli ambienti dei gruppi ultranazionalisti indù del Sangh Parivar. Egli è parte integrante di essi, condivide la loro ideologia e la loro visione del mondo. Sono loro che lo hanno catapultato al potere". I membri del Sangh Parivar (vicino al Bjp, ndr) credono nell'hindutva, ideologia che auspica la creazione dell'Hindu Rashtra, uno Stato "100% indù" nel quale non c'è posto per le minoranze religiose. Sin da ragazzo Modi ha militato nella Rashtriya Swayamsevak Sangh (Rss), gruppo paramilitare membro del Sangh.
Analizzando le parole del premier, il gesuita sottolinea che "in nessun punto del suo discorso egli ha condannato o ha preso una posizione contro i regolari attacchi ai cristiani e alle altre minoranze dell'India. Se fosse serio avrebbe anzitutto revocato la draconiana e anticostituzionale legge anticonversione che egli ha introdotto in Gujarat [quando era chief minister, ndr] nel 2003".
In un'intervista al Times of India Surendra Jain, segretario generale congiunto del Vishwa Hindu Parishad [altro membro del Sangh Parivar, ndr], conferma indirettamente quanto sostenuto da p. Prakash: "Il Primo ministro non ha menzionato alcuna religione in particolare. I venditori di notizie stanno piegando il suo messaggio ai loro scopi. Se non ci sono nomi, bisogna vedere in che contesto egli ha fatto le sue dichiarazioni. I presunti attacchi alle chiese vanno avanti da un po' ormai, eppure il Primo ministro non si è mai espresso. Egli ha parlato solo dopo che la polizia di Delhi ha riferito che 206 templi indù sono stati attaccati. E nel giorno in cui un tempio è stato vandalizzato negli Stati Uniti".
11/07/2019 14:40