Gesuita indiano: Giusta la decisione della Corte suprema sui capi che guidarono la demolizione della Babri Masjid
Mumbai (AsiaNews) – “Un passo nella giusta direzione”: così p. Cedric Prakash sj, direttore del centro gesuita per i diritti umani, la giustizia e la pace Prashant di Ahmedabad, commenta ad AsiaNews la decisione presa ieri dalla Corte suprema dell’India. Il più alto tribunale del Paese ha emesso una notifica per alcuni esponenti di spicco del Bharatiya Janata Party (Bjp, partito nazionalista indù al governo centrale), in merito alla demolizione della Babri Masjid (moschea di Babar) ad Ayodhya. Tra i leader coinvolti c’è anche LK Advani, tra i padri fondatori del Bjp. Tutti loro potrebbero essere giudicati per "cospirazione criminale"
Il 6 dicembre 1992 circa 150mila estremisti indù del Vishwa Hindu Parishad (Vhp) hanno assalito e demolito l’antica moschea di Babri (v. foto). Secondo gli indù essa era sorgeva sui resti di un tempio dedicato al dio Ram. Dall’assalto scaturirono violenti scontri in tutto il Paese tra indù e musulmani.
Il giudice HL Dattu ha emesso la notifica in merito a un appello presentato da Haji Mahboob Ahmad contro l’assoluzione di alcune personalità della destra indù dall’accusa di cospirazione criminale nella demolizione della Babri Masjid. Si tratta di un verdetto emesso nel 2010 dall’Alta corte di Allahabad.
Nel 2011 il Central Bureau of Investigation (Cbi) aveva espresso dubbi circa la sentenza, giudicandola “inconsistente rispetto al precedente giudizio emesso dalla medesima corte nel 2001”. Tuttavia, secondo Ahmad il Cbi potrebbe “diluire” la propria posizione contro i leader del Bjp, ora che il partito è alla guida del governo centrale dell’India.
“La demolizione della Babri Masjid il 6 dicembre 1992 – afferma ad AsiaNews p. Prakash – è stata una grande macchia nella fibra laica e pluralistica del Paese. Il governo di allora avrebbe dovuto fare tutto il possibile per portare a processo i responsabili di questo gesto detestabile. Anche la Corte suprema avrebbe potuto prendere un ‘suo motu’ sulla vicenda”.
Cosa uscirà fuori da questa notifica “non è dato saperlo. Tuttavia, sebbene siano passati molti anni, non è mai troppo tardi per servire la causa della giustizia. Il popolo dell’India aspetterà che la Corte suprema agisca in modo decisivo su tale questione e assicuri alle future generazioni la possibilità di vivere senza paura, in un’India libera, tollerante e pluralistica”.