Gesuita a leader religiosi: il nazionalismo indù distoglie dai veri problemi sociali
In occasione del 5° anniversario del Centro per i diritti umani da lui diretto, p. Cedric Prakash sj invita le diverse religioni ad unirsi nella lotta alle ingiustizie, liberandosi da spinte oscurantiste. Il sostegno di un noto attivista e religioso, Swami Agnivesh.
Mumbai (AsiaNews) Un appello ai leader religiosi in India, "affinché si impegnino nello sviluppo sociale del Paese, piuttosto che lasciarsi prendere dal fondamentalismo e dall'oscurantismo religioso, che distolgono dalla realtà della vita quotidiana". L'invito è del padre gesuita Cedric Prakash, che ha parlato ad AsiaNews in occasione del 5° anniversario della fondazione del Centro per i diritti umani Prashant, da lui diretto.
Durante i festeggiamenti per la ricorrenza, p. Prakash ha ricordato le numerose violazioni dei diritti umani che avvengono in Gujarat e in altre parti dell'India: "È un'occasione per ribadire l'urgenza di rispondere a queste ingiustizie". Nel suo impegno il gesuita ha trovato la piena collaborazione di un famoso attivista sociale e leader religioso: Swami Agnivesh, capo della setta degli Aryasamaj di ispirazione indù - e impegnato a livello internazionale per il rispetto dei diritti umani.
Invitato ad intervenire alle celebrazioni, Swami ha tenuto un discorso dal titolo "Se vuoi la pace, combatti per la verità e la giustizia". Il riferimento particolare è alla situazione del Gujarat, ma non solo. Swami Agnivesh, che da sempre sostiene la causa del Prashant, ha annunciato l'avvio di un movimento chiamato Bharat Navnirman Mahaabhiyan. "Vari leader religiosi - spiega - si uniranno per una causa comune: portare avanti una campagna di consapevolezza sociale. Essi saranno impegnati nel far conoscere alla popolazione vari problemi: da quelli religiosi, al lavoro forzato, violenze settarie, matrimoni tra caste e quello dell'istruzione per tutti". La campagna nazionale inizierà il prossimo 11 ottobre e vi hanno già aderito 75 capi religiosi, che terranno lezioni pubbliche in diverse città.
Nel suo intervento, inoltre, Swami ha criticato duramente il disegno di legge anti-conversione in esame nel Gujarat e condannato anche dalla Chiesa cattolica. Egli ha infine chiesto al governo di "studiare una nuova politica per la riabilitazione degli operai e dei bambini liberati dal lavoro forzato". Grazie al costante impegno di Swami in questo senso, negli ultimi 20 anni 175 mila lavoratori sono stati liberati e riabilitati.