Gerusalemme: nel “Giardino di Re” Davide piantati i semi della terza Intifada
Il sindaco Nir Barkat intende demolire un gruppo di case nella zona a est per costruire un parco pubblico. L’intervento del premier Netanyahu ha "congelato" il progetto. Per i palestinesi l’esproprio è considerato “una dichiarazione di guerra”. Fonti di AsiaNews: piano politico per realizzare una “città ebraica”.
Gerusalemme (AsiaNews) – L’intervento del premier Benjamin Netanyahu ha – per il momento – “congelato” i progetti di Nir Barkat. Tuttavia, l’intenzione del sindaco di Gerusalemme di demolire 89 case nel quartiere palestinese di Silwan – nella zona est della città – per costruire un parco pubblico è solo rimandata. Il progetto è considerato alla stregua di “una dichiarazione di guerra” dal versante palestinese. La tensione ha raggiunto livelli d’allarme: fonti cristiane di AsiaNews riferiscono che “sono stati piantati i semi per una terza Intifada”.
Le autorità israeliane affermano che le abitazioni del sobborgo ribattezzato dai palestinesi al-Bustan – nei pressi del Monte del Tempio – sono illegali e la zona ha raggiunto livelli di degrado allarmanti. Dal fronte opposto, i palestinesi rivendicano il possesso dei terreni, considerati parte della loro capitale. Nir Barkat, sindaco di Gerusalemme, intende realizzare il “Giardino del Re” nei terreni in cui re Davide avrebbe composto i salmi. Il progetto prevede l’abbattimento di 22 abitazioni e gli inquilini, spiega il sindaco, verranno “spostati in altre zone”. Altre 66 case otterranno il riconoscimento legale e i “residenti avranno il diritto di rimanere” nei terreni oggetto di discordia.
L’area di al-Bustan è situata nel cuore di Silwan, un agglomerato palestinese che confina con la Città Vecchia di Gerusalemme. Tel Aviv ha occupato la zona nel 1967 e l’intenzione era di adibirla a parco pubblico. Le costruzioni, aggiunge Nir Barkat, sono “abusive” e la zona è “in preda al degrado” per la mancanza di infrastrutture.
Fonti cristiane di AsiaNews riferiscono di un “piano politico” per trasformare “Gerusalemme in una città ebraica”. Il quadro è “funesto” e restano pochi margini di speranza per il futuro: “Il piano è chiaro a tutti – aggiunge – e sono stati piantati i semi per una terza Intifada”. La comunità musulmana è pronta a reagire agli attacchi e “i cristiani si trovano in mezzo, fra due fuochi”. Egli aggiunge che “non nutro speranze per una nascita dello Stato palestinese” né vi sono margini di speranza per una soluzione politica, ma “ci aspettiamo il peggio”.
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