30/05/2022, 12.19
ISRAELE - PALESTINA
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Gerusalemme, marcia delle bandiere: oltre 100 feriti negli scontri israelo-palestinesi

Alla manifestazione hanno partecipato circa 70mila persone, 21 gli arresti effettuati dalla polizia. Bennett aveva promesso “tolleranza-zero” contro le violenze, Netanyahu accusa il governo di debolezza. Hamas minaccia risposte durissime “a tempo debito”. I timori di una escalation delle violenze, sfociate lo scorso anno nella guerra-lampo a Gaza. 

Gerusalemme (AsiaNews) - Sono oltre un centinaio i feriti palestinesi durante gli scontri avvenuti ieri a Gerusalemme in occasione della “marcia della bandiera”, manifestazione promossa da gruppi estremisti ebraici e coloni in un clima di forte tensione che aleggia da tempo nell’area. I palestinesi hanno reagito alla marcia (e alla sfilata alla Spianata delle moschee) promuovendo contro-proteste - con slogan anti-occupazione e contro la profanazione della moschea di al-Aqsa - in diverse zone della Cisgiordania, subito represse dalle forze di sicurezza israeliane. 

Secondo quanto riferisce la Mezzaluna rossa palestinese a Ramallah i soldati israeliani hanno attaccato due diverse manifestazioni, ferendo decine di partecipanti. L’agenzia Safa spiega che i dimostranti si sono radunati nei pressi dell’insediamento di Beit El, nato sui terreni della cittadina palestinese di Al-Bireh, bloccando gli ingressi con mattoni e incendiando gomme. I militari hanno risposto con la forza, come avvenuto nel villaggio di Nabi Saleh, a ovest di Ramallah, dove anche in questo caso si erano radunati centinaia di dimostranti. Secondo alcune fonti la polizia avrebbe pure aperto il fuoco sulla folla, almeno otto le persone rimaste ferite da proiettili di gomma e ora ricoverate in condizioni definite stabili. 

Come in passato, la “marcia delle bandiere” promossa dall’ultra-destra israeliana per festeggiare la riunificazione nel 1967 della città santa sotto la sovranità israeliana - o l’occupazione di Gerusalemme est per i palestinesi - ha raccolto l’adesione di decine di migliaia di persone. I partecipanti, dalla porta di Damasco al Muro del pianto, hanno intonato slogan e canti, fra i quali “morte agli arabi” e altri inni nazionalisti e a sfondo razziale fra cui “Shireen (Abu-Akleh) è morta” con riferimento alla giornalista cristiana palestinese uccisa l’11 maggio scorso e sventolando con orgoglio il vessillo israeliano. 

Fonti della polizia parlano di almeno 70mila persone presenti, tremila gli agenti mobilitati e 21 gli arresti effettuati durante gli scontri. Alla vigilia della manifestazione il primo ministro israeliano Naftali Bennett aveva annunciato la “tolleranza-zero” di fronte a violenze o provocazioni di qualsiasi tipo e da entrambi i fronti. La maggioranza dei partecipanti, aveva sottolineano, è presente per “festeggiare” ma vi è anche una “minoranza che vuole creare agitazione, alimentare il fuoco” della tensione. Dalla leadership palestinese giunge una nota in cui si afferma che “Gerusalemme est, con i suoi luoghi santi islamici e cristiani, resterà sempre l’eterna capitale dello Stato di Palestina”. Nabil Abu Rudeina, portavoce del presidente Mahmoud Abbas, sottolinea che non saranno mai possibili “sicurezza e stabilità nella regione, fino a che Israele continuerà a ingaggiare una guerra contro il nostro popolo, contro la sua terra e i suoi luoghi santi” agendo come una entità “al di sopra delle leggi”. Una nota di condanna per le violenze avvenute ieri alla Spianata delle moschee è giunta anche dalla Giordania, responsabile dello Status quo. Il clima di tensione, già alto per l’ondata di attacchi in Israele e la risposta violenta delle forze di sicurezza, oltre alla morte della giornalista cristiana palestinese, sembra destinato a inasprirsi ancora di più nelle prossime settimane. E la debolezza del governo Bennett - senza maggioranza alla Knesset, nel mirino delle opposizioni e dell’ex premier Benjamin Netanyahu che muove da dietro alle quinte per tornare al potere -, non aiutano certo a rasserenare gli animi e garantire sicurezza e giustizia alle parti. 

Ad esasperare il quadro anche gli scontri della mattinata alla Spianata delle moschee fra polizia e manifestanti palestinesi, inferociti per l’irruzione nell’area di al-Aqsa di coloni e nazionalisti ebraici, capeggiati dal parlamentare di estrema destra Itamar Ben Gvir. I palestinesi considerano questi gesti come provocatori e Hamas ha già detto che risponderà “a tempo debito”. Per molti analisti gli assalti alla Spianata sono ben più gravi della marcia delle bandiere, all’origine lo scorso anno della sanguinosa guerra-lampo a Gaza di 11 giorni che ha provocato centinaia di vittime.

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