Gerusalemme, dove non c'è posto per gli arabi
Gerusalemme (AsiaNews) L'espansione degli insediamenti ebraici verso Gerusalemme Est e la "volontà politica" che muove le decisioni urbanistiche dimostrano che le autorità israeliane cercano di "escludere gli arabi" da Gerusalemme e di "ridurre al minimo" la presenza araba nella città. È quanto affermano ad AsiaNews fonti cristiane dalla Terra Santa commentando la notizia riportata in un lungo reportage del quotidiano Washington Post che l'insediamento ebraico di Maleh Adumim, a oriente di Gerusalemme, si sta allargando verso ovest, con il dichiarato scopo di congiungersi al limite della zona est araba, distante ora solo 3 km. L'espansione avviene senza i permessi necessari e "in violazione dei piani urbanistici previsti" secondo quanto affermato dal tenente israeliano Talya Somech, portavoce dell'amministrazione civile della West Bank.
Altri segnali provano la tendenza israeliana a "chiudere" Gerusalemme Est, a maggioranza araba, in una morsa urbanistica di marca ebraica. Proprio ieri è stato reso noto il piano urbanistico del comune di Gerusalemme per i prossimi 20 anni. Il piano prevede che a Gerusalemme Est sarà possibile costruire al massimo 18 mila abitazioni, mentre la crescita demografica araba fa stimare in 35 mila le abitazioni necessarie.
"Ci sono israeliani che parlano in favore della convivenza tra i due popoli" afferma ad AsiaNews un cristiano di Gerusalemme, che ha voluto mantenere l'anonimato. "Ma documenti come quello di ieri dimostrano che chi progetta lo stato israeliano a lungo periodo possiede la chiara volontà di escludere gli arabi da Gerusalemme". La politica israeliana, secondo l'interlocutore di AsiaNews, è predisporre "una catena di insediamenti per bloccare l'espansione di Gerusalemme est".
Un esempio di tale procedimento è l'allargamento di Maleh Adumim, che va ad ingrandirsi verso ovest, in collina, mentre nella zona pianeggiante è stata costruita una zona industriale. I nuclei israeliani Nase Yakov e Gheravad Zev fermano la crescita urbanistica araba a nordest, mentre verso nordovest è il centro di Ramot a "funzionare" da blocco: queste costruzioni israeliane avvengono sempre su territori palestinesi occupati nel '67.
Secondo un alto funzionario del ministero israeliano degli Interni con l'espansione in atto, Maleh Adumim raddoppierà la sua popolazione, ora di 30 mila abitanti. Gli attivisti anti-insediamenti denunciano che l'allargamento di Maleh Adumim è l'ultimo passo per tagliare fuori da Gerusalemme i palestinesi che vivono nella West Bank.
Ma non è solo l'espansione urbanistica degli insediamenti ebraici a destare preoccupazione: secondo quanto riporta il Washington Post, l'organizzazione ebraica Ateret Cohanim che rivendica il tacito assenso del governo israeliano - sta favorendo l'installazione di cittadini ebrei in edifici costruiti su terreni di proprietari arabi risultati "assenti" dopo la costruzione del Muro di difesa. Una legge del 1950, chiamata Absentee Property Law (Legge sulla proprietà degli assenti), stabilisce che i beni immobili di proprietari non più residenti in Israele vengono incamerati dallo stato israeliano attraverso un ente denominato Custodian of Absentee Property. Bisogna ricordare che un palestinese che per 3 anni non risiede a Gerusalemme non può più ottenere la carta d'identità per rientrare in città.
Daniel Luria, portavoce di Ateret Cohanim, ha dichiarato che lo scopo del suo gruppo "non è bloccare l'accesso di Gerusalemme ai palestinesi" o di impedire la creazione di uno stato palestinese a fianco di Israele, ma che entrambi i risultati sono effetti "inevitabili" e "desiderabili" dell'attività dell'organizzazione. "Stiamo creando lo scudo di Gerusalemme" ha concluso Luria. (LF)