Gerusalemme, dolore e cordoglio per la giornalista cristiana Shireen Abu Akleh
Lo “shock” del patriarcato latino di Gerusalemme, che chiede una “inchieste urgente e approfondita”. Il primate Pizzaballa invia un messaggio e preghiere alla famiglia. Israeliani e palestinesi si rimpallano le responsabilità. Sabella: “Professionista equilibrata e apprezzata”.
Gerusalemme (AsiaNews) - Profondo “shock” per la morte di Shereen Abu Aqleh, uccisa “secondo i testimoni” dall’esercito israeliano mentre era impegnata a “coprire un raid” dei militari in un sobborgo di Jenin, a nord della Cisgiordania. Lo esprime il patriarcato latino di Gerusalemme in una nota diffusa in queste ore, in merito all’uccisione della 51enne giornalista cristiana palestinese, avvenuta ieri mattina; ferito anche un collega della donna. “Chiediamo una inchiesta urgente - prosegue la dichiarazione - per far luce sulle dinamiche dell’omicidio e assicurare i responsabili alla giustizia”. Dietro la “palese tragedia”, conclude la dichiarazione, vi è la necessità di “trovare una soluzione” al conflitto palestinese, oltre ad assicurare “preghiere per l’anima di Shereen, esempio di dedizione e voce salda per il suo popolo”.
Fra quanti conoscevano la cronista per il suo lavoro vi è il prof. Bernard Sabella, già rappresentante di Fatah e segretario esecutivo del servizio ai rifugiati palestinesi del Consiglio delle Chiese del Medio oriente. “Si respira - racconta ad AsiaNews - un clima di grande tristezza e cordoglio, tutti hanno provato profondo dispiacere per la scomparsa di una giornalista apprezzata e rispettata, sempre professionale ed equilibrata, che io stesso ho incontrato in più occasioni e conoscevo di persona”. Appartenente alla comunità greco-cattolica, prosegue, insegnava anche media e giornalismo in università e “col suo lavoro esemplificava il messaggio cristiano” in Terra Santa e di come “essere parte della società”.
I funerali, aggiunge il leader cristiano, si svolgeranno domani alle 15 (ora locale) alla chiesa greco-cattolica nei pressi della porta di Jaffa, poi verra sepolta nel cimitero cristiano sul monte Sion. Il timore è che le esequie possano trasformarsi in una occasione di violenza e di espressione dell’ira diffusa fra i palestinesi, tuttavia Bernard Sabella parla di una “situazione che si sta calmando, anche se è normale e ipotizzabile, soprattutto fra i giovani, il desiderio di esprimere emozioni: in queste ore lo stanno facendo sventolando le bandiere, con la polizia israeliana che cerca di disperderli. E anche domani - conclude - ai funerali credo vi sarà un clima di partecipazione, con bandiere ovunque, con la speranza che nessuno sarà ferito o vi saranno scontri. Serve calma e dialogo”.
Sulla drammatica vicenda - che alimenta il risentimento palestinese in quadro di profonda tensione per le violenze delle ultime settimane, col rischio di una deriva violenta in occasione del funerale e della sepoltura, è intervenuto anche il primate latino Pierbattista Pizzaballa. In un messaggio inviato alla famiglia, il patriarca dice di aver ricevuto “con grande tristezza” la notizia della “morte crudele” della donna. La giornalista è stata uccisa mentre copriva “le sofferenze quotidiane della gente di questa terra”, cercando di fornire “un’altra prospettiva” ad un conflitto “complesso” e alle forme di “ingiustizia” che “lacerano” i popoli di questa terra. Rivolgendosi a familiari, conoscenti e amici, sua beatitudine offre il cordoglio e le preghiere di “tutti i vescovi, sacerdoti, diaconi, seminaristi, consacrati e credenti del patriarcato latino di Gerusalemme”.
Shereen Abu Aqleh è stata uccisa ieri mattina mentre seguiva una operazione dell’esercito israeliano a Jenin. La sua morte ha sollevato la condanna unanime di diverse personalità politiche e istituzionali internazionali, oltre ad attivisti ed esponenti della comunità palestinese. Il governo israeliano e l’autorità palestinese si sono rimpallate le responsabilità sull’uccisione, ma dalle prime ricostruzioni sembra prendere corpo l’ipotesi di un proiettile sparato - fors’anche in maniera deliberata - da un membro dei reparti speciali israeliani impegnati nell’operazione di pattugliamento. Il canale satellitare al-Jazeera per il quale lavorava dal 1997 parla di proiettile “al volto” esploso “a sangue freddo” dall’esercito israeliano.
La cronista cristiana aveva una lunga carriera alle spalle, con 20 anni di copertura equilibrata e professionale del conflitto palestinese. Era nata nel 1971 a Gerusalemme est e ha conseguito una laurea in giornalismo e media presso l’università di Yarmouk, in Giordania. La famiglia è originaria di Betlemme, ma Shereen è nata e cresciuta a Gerusalemme dove ha completato gli studi secondati presso la Rosary Sisters School di Beit Hanina. Dopo il diploma si è iscritta in un primo momento ad architettura, per poi laurearsi in giornalismo. Conclusi il percorso di studi è rientrata in Palestina e ha lavorato in realtà diverse fra le quali l’Unrwa, Voice of Palestine Radio, Amman Satellite Channel, Miftah Foundation, Radio Monte Carlo.
26/05/2022 13:08
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