Generali birmani espellono diplomatico di Dili dopo incontro con governo in esilio
Scontro diplomatico con uno dei pochi Paesi del sud-est asiatico apertamente critici con il regime che ha spazzato via la democrazia a Naypyidaw. Una sfida anche all'Asean finora incapace di proporre soluzioni vere al conflitto. E ora Dili rimette in discussione la sua adesione all'organismo regionale.
Dili (AsiaNews) - Da tempo tra i critici del regime militare al potere in Myanmar dal golpe del primo febbraio 2021, la piccola repubblica di Timor Est è ora al centro di un caso diplomatico che chiama ancora una volta in causa i Paesi-membri dell’Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico (Asean), finora incapaci di trovare una linea di fermezza che costringa la giunta birmana a cessare le violenze e aprire un negoziato con le forze democratiche sul futuro del Paese.
Domenica 27 agosto la giunta ha ordinato l’espulsione dell’incaricato d’affari presso l’ambasciata est-timorese a Naypyidaw come ritorsione per l’incontro avvenuto nella capitale timorese Dili tra il presidente Jose Ramos-Horta e Zin Mar Aung, ministro degli Esteri del Governo di unità nazionale (Gun) composto in prevalenza da esponenti della Lega nazionale per la democrazia di Aung San Suu Kyi, sfuggiti alle retate con cui nelle prime ore del golpe i militari hanno imprigionato la maggioranza dei leader politici, dei ministri e dei parlamentari. Con loro anche il presidente Htin kyaw e a Aung San Suu Kyu che aveva la carica di “consigliere di Stato”, di fatto un ruolo di primo piano nella conduzione del Paese.
Comunicando la notizia su Facebook, il responsabile della diplomazia birmana ha parlato di irresponsabilità del governo di Dili che con le sue iniziative starebbe “incoraggiando il gruppo terrorista (il Gun) a commettere altre violazioni in Myanmar”. Immediata la risposta timorese che ha ribadito “l’importanza di sostenere ogni sforzo per il ritorno dell’ordine democratico” nel Paese e richiamato la giunta militare al rispetto dei diritti umani e alla ricerca di una soluzione pacifica della crisi.
Alla fine del primo ventennio dall’indipendenza preceduto da un conflitto trentennale per liberarsi del controllo coloniale indonesiano e oggi ancora in buona parte guidata dai vecchi leader guerriglieri - che pur nella discordanza di esperienze e ideologie hanno ben chiaro che cosa significhi lottare per la libertà - Timor Est ha già rimesso in discussione la sua integrazione nell’Asean se l’organizzazione non riuscirà a mettere fine al conflitto interno del Myanmar. Lo ha ribadito alcuni giorni fa per bocca del primo ministro Xanana Gusmao, che con Ramos-Horta ha guidato la liberazione del piccolo popolo timorese e guidato la sua successiva, instabile democrazia.
La tradizionale politica di non interferenza negli affari interi degli Stati membri ha portato finora l’Asean a formulare soltanto una debole proposta di pace in cinque punti, comunque disattesa dai militari birmani.
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