Geagea: l'8 giugno cercheremo di risolvere le questioni di Lahoud e Hezbollah
Il card. Sfeir auspica che la nuova legge elettorale permette un voto più rappresentativo. Secondo anticipazioni di stampa prevederebbe 77 parlamentari eletti col maggioritario e 51 su base proporzionale.
Beirut (AsiaNews) E' sempre delicata la situazione politica del Libano che nella prossima tappa del Dialogo interlibanese, l'8 giugno, dovrebbe tornare ad affrontare i cruciali temi del futuro del presidente della Repubblica, Emile Lahoud e del disarmo di Hezbollah. Lo sostiene, parlando con AsiaNews il capo delle Forze libanesi, Samir Geagea, mentre il patriarca maronita, Nasrallah Sfeir, è tornato ad esprimersi a favore di nuove elezioni politiche da tenersi con una nuova legge elettorale, più equa di quella elaborata nel 2000, durante l'occupazione siriana.
Ieri, mercoledì 31 maggio, intanto, il rappresentante del Libano alle Nazioni Unite, Caroline Ziade, ha consegnato al segretario generale, Kofi Annan, una protesta scritta contro "le ultime aggressioni compiute da Israele contro cittadini inermi e pacifici" in diverse località libanesi, che hanno causato morti e gravi danni materiali, con la distruzione di alcune infrastrutture, motivati dagli israeliani con la lotta ai guerriglieri palestinesi. Questi scontri militari hanno spinto alcuni politici libanesi, soprattutto del Movimento del 14 marzo, ad insistere sulla necessità di disarmare i palestinesi e di inserire gli uomini della resistenza libanese, formata dai partigiani del partito di Dio, nell'esercito libanese.
Sarà uno dei temi scottanti del prosieguo del Dialogo interlibanese, come ha sottolineato con AsiaNews il dirigente delle Forze Libanesi, Samir Geagea, secondo il quale "durante il prossimo round del Dialogo, previsto per l'8 giugno, il dirigente del movimento di Amal, Nabih Berri, studierà il futuro della presidenza della Repubblica ed il disarmo del partito di Dio". Geagea ha anche plaudito al coraggio dei deputati libanesi, che hanno votato contro la richiesta di estradizione presentata dalla Siria verso due deputati libanesi,Walid Joumblatt e Marwan Hamade, ed ha definito il voto in tal senso anche da parte dei deputati del generale Michel Aoun come una "fedeltà alla storia del generale Aoun".
Parlando del futuro delle Forze libanesi, Geagea ha esortato tutti a seguire il patriarca Sfeir, l'unico "dirigente" che non cerca il suo interesse, ma quelli degli altri.
Dal canto suo, il patriarca maronita ha ribadito la necessità di superare i dolori del passato ed ha auspicato un nuova rilettura della storia della guerra civile che ha distrutto la fisionomia del Libano. Il patriarca ha anche rivolto un appello ai giovani, perché ritornino nel loro Paese e offrano il loro contributo, malgrado tutte le difficoltà.
Il card. Sfeir ha criticato quei politici libanesi che sono avidi del potere, chiedendo ai responsabili di raggiungere un accordo sul futuro della presidenza della Repubblica e di arrivare alla formazione del Consiglio supremo della magistratura. Sulle ultime notizie relative all'approssimarsi della presentazione della nuova legge elettorale, il patriarca Sfeir ha espresso l'auspicio che vengano organizzate elezioni legislative più rappresentative, tornando a criticare la legge del 2000, chiamata "La legge di Ghazi Kanaan", dal nome dell'allora ministro siriano.
Secondo anticipazioni di stampa, la nuova legge prevederebbe un sistema misto per il quale 77 deputati saranno eletti con il sistema maggioritario e 51 su base proporzionale.