Gaza senza Hamas, il dissidente palestinese Hamza Howidy: 'Vogliamo vivere'
All'Università La Sapienza di Roma l'attivista di Gaza ha raccontato la sua lotta civile contro Hamas. Promotore del movimento Bidna Naish - anima delle recenti proteste nella Striscia - è stato arrestato due volte, nel 2019 e nel 2023. Oggi in esilio volontario in Europa denuncia la repressione del movimento islamista e invita la comunità internazionale a sostenere "le voci moderate" palestinesi, lontane dall’estremismo e dall’orbita iraniana.
Roma (AsiaNews) - Gaza senza Hamas sarebbe “un passo avanti di fronte alla comunità internazionale, per una sorta di modello moderato, slegato dall’orbita iraniana, da cui partire per pensare al futuro della questione palestinese”. L’ha affermato a Roma all’Università La Sapienza - il più grande ateneo d’Europa per numero di studenti - Hamza Howidy, 28 anni, palestinese anti-Hamas nato e cresciuto nella Striscia, in esilio volontario in Germania da un mese prima del 7 ottobre 2023. AsiaNews l’ha incontrato durante quest’iniziativa pubblica.
Per il suo attivismo nel gruppo Bidna Naish (in arabo “Vogliamo vivere”) - movimento giovanile di dissidenti nato nell’enclave nel 2019, che domanda maggiori opportunità economiche e la rimozione dal potere di Hamas - è stato incarcerato dal gruppo due volte. La prima nel 2019, “per il solo crimine di tenere tra le mani un volantino”, ha detto all’incontro “Quale futuro per Gaza?” promosso dalla testata L’Europeista e da Radio Radicale, con la docente Alessandra Tarquini e la giornalista Sharon Nizza. “Vogliamo far capire che la Palestina non è Hamas e che Hamas non è la Palestina”, ha affermato lo studente Filippo Rigonat, curatore dell’evento pubblico con Howidy. “L’identificazione del conflitto e della causa palestinese con il terrorismo da una parte”, e dall’altra “con lo Stato d’Israele, sono delle cose non corrette, non veritiere. La Striscia di Gaza è più di Hamas”, ha aggiunto.
Il movimento Bidna Naish è “motore delle recenti proteste nella Striscia”, hanno affermato gli organizzatori. Anche ieri centinaia di cittadini gazawi hanno partecipato a una protesta di massa a Beit Lahia, nel nord di Gaza, chiedendo la fine immediata delle violenze israeliane e la rinuncia dell’autorità di Hamas sul destino dei palestinesi della Striscia. Come pure la revoca dell’embargo di Israele, che dal 2 marzo non permette l’entrata agli aiuti umanitari. A seguito della rottura del cessate il fuoco - con la ripresa dei raid israeliani - aveva fatto notizia soprattutto la protesta avvenuta il 25 marzo, con cori come “fuori, fuori, fuori, Hamas fuori”. In quell'occasione militanti del gruppo islamico avevano disperso la folla, arrestando diversi partecipanti. Ma l’opposizione ad Hamas c’è da ben prima del 7 ottobre 2023, anche se sovente è rimasta “nascosta” o non ha fatto notizia per via della repressione, non di rado anche mortale.
La storia di Hamza Howidy testimonia quanto movimenti strutturati e spontanei di opposizione ad Hamas siano più frequenti di quanto si pensi. “Sono nato a Gaza City nel 1997, in un’area piena di conflitti e complessità”, ha raccontato. “Ero una persona normale che cercava di vivere la propria vita”. Poi, nel 2007 arrivò la guerra civile tra Hamas e Fatah: Hamza racconta di aver assistito da bambino a “palestinesi che uccidono palestinesi”, con “persone gettate dai tetti, o che venivano trascinate dalle macchine per le strade”. Con il governo di Hamas nella Striscia di Gaza “la società è diventata autocratica - ha spiegato -. È iniziata un’operazione di indottrinamento islamista, con propaganda ed estremismo. Io stesso ne ero attratto. Ma avevo una famiglia liberale che mi portava in un’altra direzione”.
Nel 2015 ha iniziato a studiare all’Università Islamica di Gaza, dove si formano i leader di Hamas. Il primo arresto di Howidy è arrivato nel 2019. “In quell’anno mi dovevo laureare (come commercialista, ndr) e ho capito che se non ero membro di Hamas avrei avuto serie difficoltà a trovare un lavoro adeguato o a vivere una vita normale. Piano piano ho iniziato a capire il ruolo di Hamas”, ha detto. Così, è stato coinvolto da un amico nella prima protesta del movimento Bidna Naish. “Le richieste erano semplici: ottenere per tutti i benefici economici che rimanevano riservati solo alla élite affiliata ad Hamas e nuove elezioni, che in Palestina non si tengono dal 2007, per trovare un’alternativa al partito islamista”. Quest’ultima richiesta non era espressa pubblicamente per paura di ritorsioni. “Ci siamo nascosti dietro lo slogan ‘Vogliamo vivere’. Sapevamo che cosa poteva succedere”. La famiglia di Hamza Howidy è riuscita a liberarlo dal carcere. “Una volta libero sono rimasto scioccato perché nessuno aveva parlato nel mondo di queste manifestazioni e di queste violazioni di diritti umani - ha aggiunto -. Non erano uscite dalla Palestina”.
Nel giugno 2023 ha partecipato a una nuova protesta, questa volta da promotore. “Per loro non ero più un partecipante ingenuo, ma un criminale recidivo che già era stato condannato”, ha spiegato. Venne a questo punto nuovamente arrestato. “Il trattamento è stato barbarico”. Nell'agosto 2023 la famiglia - che ora si trova in Egitto - è riuscita una seconda volta a liberarlo, corrompendo degli ufficiali. Anche in questa occasione Howidy si è accorto che i media internazionali non riportavano la notizia delle proteste. “Ho deciso di uscire dalla Striscia non perché non ami il mio Paese, ma perché ho perso la speranza in un cambiamento. Ho deciso di andare in Europa”. Quando era già fuori Hamza Howidy ha ricevuto la notizia del massacro del 7 ottobre. “Sapevo che sarebbe stato un disastro per la Striscia di Gaza - ha aggiunto -. Ho deciso di parlare per condannare la violenza, non importa se a commetterla è Hamas o Israele. E anche perché si cominciava a descrivere due milioni di palestinesi come terroristi”.
Rispondendo alle domande dei presenti, Hamza Howidy si è rivolto agli studenti italiani. “Non bisogna guardare a questo conflitto in modo manicheo - ha affermato -. È importante che la protesta non si allinei con Hamas e, sul fronte filo-israeliano, che non si identifichino tutti i palestinesi come terroristi. Le voci moderate devono avere la possibilità di esprimersi”. Il dissidente palestinese ha quindi ricordato i suoi amici attivisti di Bidna Naish arrestati, torturati e uccisi da Hamas. “Queste storie sono la risposta a chi si chiede perché non c’è il coraggio di ribellarsi ad Hamas da parte dei palestinesi: ci sono delle conseguenze pesanti per chi ci prova”. Quanto al futuro di Gaza ha detto che non si può considerare né il piano di ricollocazione dei palestinesi di Trump, né l’occupazione israeliana. “Se Gaza deve essere ricostruita senza Hamas devono farlo le mani palestinesi della popolazione; non di un gruppo che investe sulla costruzione di tunnel e punisce il dissenso”.