Gaza, patriarca maronita: libanesi contrari alla guerra con Israele
Per il card. Beshara Raï la popolazione non vuole una escalation al confine sud, sulla scia del conflitto in corso nella Striscia. Intanto Stati Uniti ed Europa intensificano gli sforzi diplomatici per scongiurare una “metastasi” della violenza. Gli “avvertimenti” di Blinken e Borrell. Attacco hacker all’aeroporto di Beirut, sui display scritta contro la sudditanza a Hezbollah e Iran.
Beirut (AsiaNews) - In queste ore sono in atto frenetiche trattative diplomatiche con in prima linea Stati Uniti ed Europa, assieme ad alcuni alleati nel mondo arabo e nel Golfo fra cui Qatar e Giordania, nel tentativo di scongiurare un allargamento del conflitto di Israele nella Striscia con l’ingresso del Libano. Al contempo, nel Paese dei cedri si fanno sempre più forti e numerose le voci ostili e contrarie al “fronte di sostegno” a Gaza con l’intervento di Hezbollah nel sud e i ripetuti attacchi a colpi di missili, pur confermando la solidarietà alla popolazione palestinese sotto attacco.
Il conflitto tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, in atto da tre mesi, potrebbe “metastatizzare” nella regione come ha sottolineato ieri il segretario di Stato americano Antony Blinken, impegnato proprio in questi giorni in un nuovo tour nei Paesi arabi e in Israele. In visita in Libano, il capo della diplomazia dell’Unione europea Josep Borrell ha dichiarato: “Credo che la guerra possa essere evitata, che debba essere evitata e che la diplomazia possa prevalere [...]” per poi concludere sottolineando come “la guerra è l’opzione peggiore”. Arrivato in Libano all’indomani dell’uccisione da parte di Israele del numero due di Hamas Saleh el-Arouri in una roccaforte di Hezbollah, Borrell è stato informato dal Comandante in capo dell’Unifil, gen. Arnoldo Lazaro, dei “conseguenti rischi di escalation lungo la Linea Blu”.
Un capitale di solidarietà
Tuttavia, nonostante il capitale di solidarietà e vicinanza di cui gode la causa palestinese (dovuto in parte all’accanimento dell’esercito israeliano contro la popolazione a Gaza), la grande maggioranza dei libanesi, soprattutto al confine, rimane contraria al “fronte di sostegno” di Hezbollah. Una opposizione decisa che riguarda anche qualsiasi azione armata da parte dei palestinesi usando come base di attacco il Libano.
“La guerra a Gaza si è estesa al Sud del Libano contro la volontà dei libanesi e dei Paesi amici” ha denunciato il patriarca maronita, il card. Beshara Raï, in occasione della Giornata mondiale della pace. Il capo della Chiesa maronita è poi tornato in questi giorni sulla situazione di tensione e il rischio di un coinvolgimento libanese, invitando le parti coinvolte e la comunità internazionale a risolvere il conflitto attraverso i negoziati, la politica e la diplomazia. Il porporato ha infine sottolineato come il Paese dei cedri sia “protetto da un conflitto con Israele dalla Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza” Onu, che obbliga Hezbollah a ritirarsi a nord del fiume Litani.
Una preoccupazione condivisa dalla massima autorità cristiana, come da esponenti della rappresentanza musulmana locale. “Anche la nostra comunità ha voce in capitolo sul futuro del Libano” ha insistito il mufti della Repubblica (sunnita), durante un evento sociale in cui ha difeso le istituzioni dal “mini-stato” rappresentato da Hezbollah.
Durante il suo programma di punta, uno dei commentatori televisivi più seguiti del Libano, Marcel Ghanem, si è lasciato sfuggire la sua tristezza nel vedere tanti uomini sacrificare la propria vita nel sud del Libano. Fra questi vi sarebbero anche 140 fra combattenti e quadri del partito filo-iraniano. Un sacrificio, ha aggiunto l’esperto, senza che la loro morte abbia avuto alcun impatto apparente sui combattimenti in corso nella Striscia.
Attacco hacker allo scalo Hariri
Questa ostilità ha assunto i contorni e la forma di uno spettacolo proprio ieri, in conseguenza dell’azione di hacker che hanno colpito i pannelli informativi elettronici relativi ai voli in partenza e arrivo dall’aeroporto internazionale Rafic Hariri a Beirut. Al posto degli orari degli aerei e delle relative rotte è apparso un messaggio di testo ostile a Hezbollah, che recitava rivolgendosi direttamente al suo leader Hassan Nasrallah: “Ti assumerai la responsabilità - recitava la scritta - se il Libano sarà trascinato in guerra”.
“L’aeroporto internazionale di Beirut non è lo scalo privato di Hezbollah o dell’Iran, non andremo in guerra in nome e per conto di un altro [...]. Che l’aeroporto sia liberato dal giogo del mini-Stato” erano le parole che i passeggeri in transito potevano leggere al posto del consueto orario dei voli. Un attacco informatico che ha avuto ampio seguito in particolare sui social network, dove la scritta e le immagini del pannello sono rimbalzate su vari profili diventando ben presto virali nel Paese.
Accompagnato dal logo di Jounoud el-Rab (i Soldati del Signore) e da quello dell’account online “Saheb el Kalima” [“Ho la parola”], il testo è stato visualizzato sugli schermi degli aeroporti intorno alle 17 di ieri, domenica 7 gennaio. Tuttavia, in un video condiviso in un secondo momento sui social network il gruppo Jounoud el-Rab, che si è fatto un nome ad Ashrafieh, il quartiere cristiano di Beirut, per la sua lotta contro il movimento LGBTQ+, ha negato ogni responsabilità per l’hacking. Al contrario, alcuni esponenti del movimento definiscono l’uso del proprio logo nell’attacco come “un intento malevolo per seminare dissenso”.
Nel frattempo un ex-ministro, dietro garanzia di anonimato, confida che “Israele non si salverà con la guerra”. Solo dando un futuro ai palestinesi, avverte il politico, “Israele potrà vivere in pace. E quello che affermo non sono parole vane, ma sano realismo. Nelle relazioni internazionali, amare significa dare agli altri la stessa possibilità di costruire un futuro duraturo che diamo a noi stessi. Ma dove possiamo trovare - conclude non senza un cenno di sconforto - le personalità che, da entrambe le parti, saranno all’altezza di questa sfida storica?”.