10/11/2023, 12.09
ISRAELE - PALESTINA
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Gaza, la guerra affossa il Pil palestinese. Cristiani in preghiera per la pace

A oltre un mese dall’inizio del conflitto fra Israele e Hamas il Pil in Cisgiordania e nella Striscia calato del 4%. Il rapporto Onu parla anche di 400mila nuovi poveri, che potrebbero salire a 600mila se la guerra prosegue oltre la fine anno. A Gerusalemme il patriarcato latino promuove una preghiera per chiedere la fine delle violenze. Card. Pizzaballa: “non perdere la speranza”.

Gerusalemme (AsiaNews) - A poco più di un mese dall’inizio della guerra fra Israele e Hamas, innescata dall’attacco terrorista del 7 ottobre dei miliziani che controllano la Striscia oltre-confine, il Prodotto interno lordo (Pil) in Cisgiordania e Gaza si è ridotto del 4%, determinando 400mila “nuovi poveri” nell’area. È un quadro “crudo” e terribile quello che esce dal rapporto delle Nazioni Unite, in una realtà che presentava già elementi di criticità in passato che sono aumentati progressivamente con l’escalation del conflitto e l’assedio dell’esercito con la stella di David all’enclave palestinese. 

Più di due terzi dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza sono fuggiti dalle loro case da quando Israele ha lanciato intensi attacchi aerei, ormai in atto da settimane, seguiti da una operazione di terra tuttora in corso, con l’obiettivo di annientare Hamas. Elaborato dal Programma di sviluppo Onu e dalla Commissione economica e sociale delle Nazioni Unite per l’Asia occidentale, lo studio è il primo a tracciare una rapida, ma esaustiva valutazione delle conseguenze economiche della guerra a Gaza e dell’impatto sulla popolazione. 

Se il conflitto continuerà per un secondo mese, le Nazioni Unite prevedono che il Pil palestinese, che era di 20,4 miliardi di dollari prima dell’inizio della guerra, diminuirà dell’8,4% con una perdita di 1,7 miliardi di dollari. E nel caso in cui il conflitto dovesse durare un terzo mese, il Prodotto interno lordo palestinese diminuirà del 12%, con perdite di 2,5 miliardi di dollari e più di 660.000 persone spinte nella povertà. Con conseguenze non solo nella Striscia o in Terra Santa, ma per tutta la regione mediorientale già segnata da una crisi economica in diverse aree. 

Il segretario generale aggiunto del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite, Abdallah Al Dardari, ha dichiarato che una perdita del 12% del Pil a fine anno sarebbe “massiccia e senza precedenti”. A titolo di paragone, l’economia siriana perdeva l’1% del Pil al mese all’apice del conflitto e l’Ucraina ha impiegato un anno e mezzo di combattimenti per perdere il 30% del Pil, con una media di circa l’1,6% al mese, a conferma ulteriore di quanto sia devastante l’impatto su Gaza.

Ieri, intanto, i cristiani di Gerusalemme hanno partecipato a un momento di preghiera per la pace, organizzato dalla parrocchia latina in collaborazione con Sabeel e l’Arab Catholic Scouts Center per sottolineare come la speranza “batte ancora nei cuoi dei fedeli”. In particolare di quanti sono ospitati nella parrocchia della Sacra Famiglia a Gaza, e che ogni giorno partecipano alla messa e pregano - in momenti comunitari spesso rilanciati su internet - per chiedere la pace, mentre il vice-parroco con brevi messaggi sui social aggiorna sulla situazione.

Il card. Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, ha presieduto la preghiera e ha chiesto ai presenti un momento di silenzio per ricordare le vittime. Con il primate latino vi erano diversi sacerdoti e vescovi di confessioni cristiane diverse, oltre a religiose e laici per un momento di unità e di raccoglimento in tempi difficili.

P. Ibrahim Faltas, della custodia di Terra Santa, ha tenuto un discorso di apertura, sottolineando il “coraggio” dei vertici ecclesiastici e di tutta la comunità, invocando preghiere e suppliche, cui sono seguiti inni e canti presentati dai bambini. Dopo aver letto il passo evangelico di Gesù sulla Montagna, le “Beatitudini”, il card. Pizzaballa ha poi ricordato a tutti che “non dobbiamo perdere la speranza della pace! Dobbiamo scegliere la preghiera rispetto alla violenza e alla distruzione, perché l'ultima parola è la vita”. Infine, il porporato ha espresso solidarietà a quanti sono stati colpiti a vario titolo in tutta la Terra Santa, oltre a illustrare gli sforzi compiuti per porre fine alla guerra e raggiungere una soluzione giusta e globale.

(Foto tratte dal sito del Patriarcato latino di Gerusalemme

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