Gaza, a due anni dal conflitto attivisti e Ong lanciano l’allarme per la mancata ricostruzione
In un rapporto diffusa da Aida emerge che i lavori sono “penosamente lenti”. Anche l’Onu ha impiegato più di un anno per ricostruire la prima casa distrutta dalle bombe. E gli autori dei crimini di guerra, su entrambi i fronti, restano impuniti. Fra gli ostacoli alla ripresa il blocco imposto da Israele nella Striscia.
Gaza (AsiaNews/Agenzie) - A due anni dal devastante conflitto di Gaza, l’opera di ricostruzione delle aree distrutte o danneggiate in modo grave dai bombardamenti procede con estrema lentezza e gli autori dei crimini di guerra restano tuttora impuniti. Ad oggi, infatti, non risultano procedimenti penali a carico di quanti si sono macchiati di violenze. È quanto denunciano attivisti e Ong attivi in Israele e Palestina, che lanciano al contempo un appello alle autorità israeliane perché rimuovano l’embargo che impoverisce gli abitanti della Striscia.
Il conflitto di Gaza è durato 51 giorni, fra il mese di luglio e agosto 2014. Nelle violenze fra i due fronti sono stati uccisi 2251 palestinesi, dei quali 1462 civili (un terzo di loro costituito da bambini). Dalla parte israeliana sono stati uccisi sette civili e 67 soldati. Migliaia le case danneggiate e gli edifici rasi al suolo.
Secondo un rapporto diffuso da Aida - un’organizzazione ombrello che raggruppa molte Ong internazionali di primo piano - a due anni dall’inizio della guerra (domani 8 luglio), la ricostruzione risulta essere “penosamente lenta”. Le stesse Nazioni Unite hanno impiegato più di un anno per ricostruire la prima casa distrutta dalle bombe.
Inoltre, il blocco imposto da Israele nella Striscia “ostacola in modo gravissimo l’opera di ricostruzione e la ripresa”.
I vertici di Aida si rivolgono ai leader mondiali perché “mantengano fede” ai loro impegni ed esercitino pressioni “per la fine del blocco”. Al contempo si sottolinea che finora solo tre soldati israeliani sono sotto processo per reati minori, a fronte di gravissimi crimini di guerra commessi “da entrambi i fronti” nel corso del conflitto.
Ancora oggi a Gaza molte aree restano isolate e l’economia è ai minimi livelli. Secondo fonti Onu durante i 50 giorni di guerra sono state danneggiate almeno 120mila case, altre 20mila sono state completamente rase al suolo e non sono più utilizzabili.
Il tasso di disoccupazione nella Striscia è del 45%, uno dei più elevati al mondo, mentre il lavoro minorile è raddoppiato in questi ultimi cinque anni.
Negli ultimi mesi sono inoltre aumentati i timori di un nuovo conflitto con Israele, che sarebbe il quarto dal 2008 e contribuirebbe ad affossare ancor più le condizioni di vita degli abitanti di Gaza. I vertici di entrambi i fronti si dicono pronti a una nuova guerra, alimentando i timori di una popolazione civile ormai allo stremo.