16/11/2016, 11.24
BANGLADESH
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Gaibandha: dopo l’uccisione, i cristiani santal aggrediti rifiutano gli aiuti del governo

di Sumon Corraya

Polizia e musulmani locali hanno attaccato i tribali per una disputa terriera. Ci sono stati due morti e sei feriti. La popolazione vive nella paura e i bambini non vanno a scuola. Alcuni cristiani sono ancora fuggitivi, altri non hanno fatto rientro nelle case. Inverno alle porte e mancanza di cibo seminano sconforto.

Gaibandha (AsiaNews) – I cristiani santal del distretto di Gaibandha, vittime la scorsa settimana di una violenta aggressione da parte della polizia locale per una disputa terriera, hanno rifiutato gli aiuti governativi che alcuni rappresentanti del governo hanno offerto loro. Una delle vittime, anonima per sicurezza, afferma ad AsiaNews: “La polizia ha ucciso due nostri fratelli. Abbiamo visto il loro sangue scorrere. Come potremo mai accettare gli aiuti del governo?”.

Il 14 novembre alcuni rappresentanti governativi hanno visitato Gobindoganj per distribuire generi di prima necessità, ma le vittime hanno respinto gli aiuti. “Gli attivisti politici del luogo – riportano i cristiani – hanno tentato di estorcere dichiarazioni in favore del governo. Ci hanno chiamato uno ad uno e hanno detto ai media e agli attivisti di elogiare la polizia e il governo”.

Le violenze sono scaturite lo scorso 6 novembre a causa di una disputa terriera. Polizia e musulmani locali hanno attaccato con forza i tribali santal, per lo più cattolici. Testimoni raccontano che gli agenti avevano mandati d’arresto per 300 persone, fuggite per evitare il carcere. Altre si sono difese con archi e frecce ferendo alcuni poliziotti. Le case dei tribali sono state perquisite e saccheggiate. L’aggressione è culminata con l’uccisione di due cristiani e il ferimento di altri sei. Ieri due feriti sono stati trasferiti nel carcere locale, dopo il ricovero presso il Rangpur Medical College Hospital. Il trattamento loro riservato dalla polizia ha sollevato un’ondata di indignazione, dato che i feriti sono stati ammanettati e legati mentre erano costretti a letto.

I cristiani affermano che vivono nella paura fin dal giorno dell’attacco. La situazione conflittuale e la continua tensione affligge circa 2.500 cristiani. I bambini hanno smesso di frequentare la scuola, manca il cibo e l’inverno è alle porte. Jewal Murmu dichiara: “Non ho vestiti e di notte non riesco a dormire per il freddo”.

I pochi aiuti sono arrivati dalle suore Missionarie della Carità. Subash Murmu riferisce che lui ha ricevuto un lungi [capo d’abbigliamento maschile, ndr] e la moglie un sari. Le suore hanno distribuito del riso, ma il loro sostegno non basta. “In queste condizioni – aggiunge – non possiamo lavorare e guadagnare”.

Nel frattempo il governo sembra in difficoltà per i recenti attacchi contro le minoranze religiose. Ieri la Commissione per l’ordine pubblico ha diramato l’avvertimento di agire con durezza nei confronti delle forze dell’ordine che non riescono a contenere gli attacchi ai danni delle minoranze. La Commissione ha osservato che l’aggressione ai cristiani e gli atti vandalici contro templi e fedeli indù hanno messo “il governo in una situazione scomoda”.

D’altro canto Amir Hossain Amu, ministro dell’Industria, ha riacceso la polemica sostenendo che “la terra non è dei santal. Anzi, gli espropriatori terrieri usano i santal: li aiutano ad occupare i terreni ma poi in seguito se ne impossessano”.

P. Samson Marandy, parroco di Mariampur, riporta che “tantissimi uomini santal sono ancora in fuga, per evitare l’arresto. Ogni giorno i fedeli si riuniscono di fronte alla piccola chiesa di Madarpur, vicino al luogo delle violenze”. Mamunir Rashi, preside della scuola primaria di Burjuk RG Adabashi, aggiunge che “almeno 90 studenti non vengono a scuola. I genitori ritengono che i bambini non siano al sicuro”.

Il Bangladesh ha una popolazione di 152 milioni di abitanti ed è a maggioranza musulmana (89,8%). Le comunità cristiana (0,2% della popolazione) e indù (9,1%) sono soggette a numerosi attacchi ed ad espropri di terreni. Esperti sottolineano che il motivo non è tanto religioso quanto economico.

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