Fuzhou, per fermare una petizione le autorità avvelenano il promotore
Pechino (AsiaNews) - Un uomo di Fuzhou è stato picchiato a sangue da un gruppo di teppisti non identificati, e gli hanno iniettato delle sostanze tossiche con la forza e lo hanno ucciso. La vittima - Mao Qiping, 58 anni - cercava da due anni di ottenere giustizia presso il governo centrale tramite una petizione per la demolizione forzata e illegale della sua casa di famiglia a Fuzhou, nella provincia del Fujian. Lo denunciano i suoi amici e sostenitori.
Nel corso della sua battaglia, Mao ha guidato anche un gruppo di persone che avevano subito espropri illegali da parte dei funzionari comunisti locali. Secondo il diritto cinese, ogni cittadino può presentare al governo centrale delle petizioni se ritiene di aver subito un torto da parte dei governi locali. Questa pratica, molto diffusa in tutto il Paese, è sempre più osteggiata da parte dei dirigenti provinciali che temono di perdere il lavoro (e la libertà) qualora i propri crimini vengano scoperti dai loro superiori.
Secondo Li Kuichun, amico della vittima, un gruppo di persone non identificate e armate di sbarre di ferro ha seguito Mao al lavoro lo scorso 12 giugno. Dopo averlo raggiunto, hanno iniziato a picchiarlo fino a ridurlo in uno stato di semi-incoscienza e gli hanno iniettato una soluzione di toluene molto tossica. Dopo lo hanno gettato in un canale di scolo, dove è stato ritrovato il mattino dopo da alcuni contadini. L'uomo è morto in ospedale dopo due giorni di agonia.
Li denuncia: "Vogliono farci credere che sia morto per la caduta. La polizia ha detto alla famiglia che la morte è di sicuro collegata a un incidente e ha minacciato di perseguire chiunque metta in dubbio questa versione. Ma io sono andato a trovare Mao in ospedale prima che morisse, e nonostante lo stato pietoso in cui versava mi ha raccontato la verità".
Dopo la morte, gli abitanti del suo villaggio hanno portato il corpo presso un ufficio governativo per chiedere verità alle autorità, ma sono stati fermati da più di 100 fra agenti in borghese e addetti alla sicurezza, che si sono presi la salma e li hanno cacciati.
La morte di Mao arriva pochi giorni dopo quella di Li Wangyang, dissidente che ha guidato i moti di piazza Tienanmen e che è stato trovato impiccato mentre era sotto il controllo delle autorità, lo scorso 5 giugno. Anche in questo caso, la polizia ha subito parlato di suicidio e ha cremato il corpo per distruggere qualunque prova.