Fukushima non è Cernobyl. E i morti per l’energia eolica sono molti di più
di Maurizio d'Orlando
Dal ’52 ad oggi vi sono stati 63 morti per l’energia nucleare e ben 73 per l’energia eolica. La paura verso il nucleare è usata dai media e da gruppi per interessi non dichiarati. È ancora troppo presto paragonare Fukushima a Cernobyl. Intanto si dimenticano le vittime del sisma e dello tsunami.
Milano (AsiaNews) - Quanti sono i morti dovuti al terremoto ed allo tsunami in Giappone? Per il momento non si sa di preciso: all’inizio si è parlato di migliaia di vittime, poi di circa diecimila dispersi, ma secondo le ultime stime pare che siano ventimila. Eppure i decessi e gli effetti economici delle scosse telluriche e del maremoto sembra siano passati in secondo piano rispetto all’incidente verificatosi alla centrale nucleare di Fukushima, Difatti, “Catastrofe” ed “Apocalisse” sono i termini che molti media in tutto il mondo hanno usato per descrivere non la calamità naturale, ma l’incidente agli impianti di produzione di energia nucleare.
Da 65 anni, da quando gli Stati Uniti sganciarono le bombe atomiche sul Giappone, il nucleare fa paura. Provoca quasi uguale spavento anche il nucleare per produrre energia in centrali con avanzati sistemi di sicurezza: è una paura quasi metafisica per una morte che arriva subdola e silenziosa, per gli effetti cioè delle radiazioni atomiche. Per questo, in questi casi, il richiamo mediatico ha sempre molta presa. Va detto pure con chiarezza che nel settore dell’informazione, a volte per richiamare l’attenzione, è necessario forzare un po’ sui titoli e sui toni. In questo caso, però, si sta davvero esagerando, tanto da far supporre che ci sia davvero un interesse nel seminare un senso di panico nelle popolazioni. Storicamente, caos e terrore sono i migliori sistemi di controllo delle masse. In tal modo, con il loro pieno consenso, si possono pilotare interi popoli verso uno scopo o un obbiettivo perseguito dalle élite dirigenti che, se chiaramente enunciato, si scontrerebbe con un disaccordo generalizzato ed il rifiuto e perciò finirebbe per essere prima contrastato e poi respinto. Quando si ha a che fare con il terrore e la paura metafisica il richiamo ai dati di fatto non sempre fa presa. Ciononostante vogliamo provarci.
I morti di Cernobyl e quelli per l’energia eolica
Ad esempio, da quando si è iniziato a produrre l’energia atomica fino ad oggi, cioè dal 1952 al 2011, le morti accertate provocate da incidenti in impianti nucleari ad uso civile sono state 63[1], di cui 53 (è la cifra massima tra le diverse ipotesi proposte) sono da attribuire al disastro di Cernobyl, il più grave finora verificatosi. Inoltre, in seguito a tale incidente, soffrirono di avvelenamento acuto da radiazioni, (AAR, acute radiation sickness) 237 persone in gran parte pompieri e soccorritori che concorsero a riportare l’incidente sotto controllo. La sindrome da AAR comporta un 60% di mortalità dopo 30 giorni, se al paziente si applica una terapia medica intensiva. Essa è determinata da un livello di esposizioni da 4 fino a 6 sievert (Sv). Delle 53 vittime di Cernobyl morirono di AAR 28 persone, altre 15 morirono di cancro alla tiroide, e le rimanenti altre per cause differenti. Tra i 72mila addetti impiegati nell’emergenza vi sono stati inoltre 216 decessi non tumorali per cause attribuibili all’incidente, mentre tra costoro le morti per tumore sono state (dal 1991 al 1998, considerando il periodo di latenza di oltre dieci anni) non significative, cioè in percentuali simili a quelle del resto della popolazione non direttamente esposta. Si trattò, è ovvio, di un avvenimento doloroso, che, però, va visto nel contesto della pericolosità di ogni azione umana. A titolo di paragone, ad esempio, le vittime, a partire dagli anni settanta, connesse alla produzione di energia eolica sono state, 73[2].
Per ottenere un rapporto di pericolosità tra la due diverse forme di energia dovremmo calcolare l’energia effettivamente prodotta (e non semplicemente la potenza installata) da ciascuna di esse nel periodo di riferimento e metterle in relazione al relativo numero di decessi. Ricordiamo ad esempio che nel 2009 sono stati prodotti circa 2600 miliardi di kwh (= 2600 Terowattora. TWh) e 340 TWh da impianti eolici. Va considerato però, che dal 2006 la produzione mondiale di energia nucleare è andata diminuendo mentre quella eolica ha avuto un tasso di crescita molto elevato, in dieci anni la produzione è decuplicata. Senza bisogno di andare a spingersi in dettagli puntigliosi, è evidente già da questi dati che l’energia eolica ha un grado di pericolosità ben maggiore di quella nucleare. I dati di pericolosità dell’energia da altre fonti come ad esempio l’idroelettrico il carbone e gli idrocarburi sono ancor più a vantaggio dell’impiego dell’energia nucleare.
Il dato più significativo sull’incidente all’impianto di Fukushima è il raffronto con l’incidente di Cernobyl e riguarda i rischi concreti di avvelenamento acuto da radiazioni. In primo luogo consideriamo che 6 sievert (il livello cui corrisponde la AAR) corrispondono a 6 milioni di microsievert (μSv). Attualmente i livelli nella zona sono in generale pari a circa 10 μSvh, almeno per ora, e solo in due - tre posti di rilevazione nell’anello che corona l’area di evacuazione (dieci km di raggio dall’impianto) ci sono livelli superiori (secondo i dati[3] dell’Agenzia Nucleare Giapponese il dato massimo è di 80 μSvh alle ore 11,30 del 16 marzo al posto 21 ed al posto 4). La maggiore radiazione registrata a Fukushima (per un periodo molto breve presso l’impianto № 3) è stata di 400 mSvh[4] (millisievert per ora). A Cernobyl nelle vicinanze del reattore 4 le radiazioni furono molto, ma molto di più, circa 10,000 / 300,000 mSvh. Certo, a Cernobyl vi fu la fusione del nocciolo che a Fukushima finora non c’è stata. Il punto è che il martellante paragone tra Cernobyl e Fukushima è comunque del tutto improponibile.
Quali sono i reali intenti di un’evidente campagna ansiogena di massa? Non abbiamo elementi di conoscenza documentale da fornire, per ora. Stiamo però considerando i vari elementi e se avremo indicazioni convincenti le proporremo.
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