Fra nuove persecuzioni e impegno per la pace, i Baha’i celebrano il profeta e precursore
Il 9 luglio si ricorda l’evento tragico e glorioso del martirio del “Bàb”. Alla base del credo l’unità in Dio, nella religione e nell’umanità. Decine di fedeli sono ancora oggi vittime di persecuzioni e attacchi in Iran. La loro presenza storica agli incontri di Assisi, da san Giovanni Paolo II a Benedetto XVI.
Gerusalemme (AsiaNews) - Una religione monoteista nata nella Persia del 19mo secolo che predica pace e unità spirituale fra gli uomini, ma finisce per essere vittima di violenze e persecuzioni, soprattutto in Iran dove i fedeli sono considerati spie al soldo di Israele e degli Stati Uniti. Oggi, 9 luglio, la comunità mondiale Baha’i commemora una delle date più importanti del calendario: il martirio del “Báb”, evento tragico e glorioso insieme, che segna la fine della vita terrena del profeta-precursore Bahá’u’lláh (1817-1892) avvenuta a Tabriz.
Il culto baha'i nasce in seno all’islam sciita in Persia per opera del Bab, considerato il profeta e precursore. Il fondatore della fede è invece Baha’u’llah, nobile persiano che per quarant'anni ha sofferto prigionia ed esilio per le sue predicazioni. Egli è solo l’ultimo in ordine tempo, ma non il definitivo, profeta di Dio; questo titolo viene riservato a grandi testimoni della fede come Adamo, Abramo, Mosè, Zoroastro, Krishna, Buddha, Gesù e Maometto, oltre al Bàb stesso.
Bàb, profeta e precursore, inviso all’ambiente clericale islamico sciita dell’odierna Iran viene martirizzato nel 1850; analoga sorte viene riservata a molti dei suoi discepoli e, ancora oggi, i fedeli sono vittime di persecuzioni e attacchi mirati, in particolare nella Repubblica islamica. La tradizione dice che le spoglie mortali del Bàb sono state trasportate sul monte Carmelo secondo le disposizioni di Baha’u’llah, dopo essere rimasto nascosto per diversi decenni in vari luoghi segreti onde sottrarlo allo scempio dei nemici.
Alla base del credo vi sono tre principi fondamentali: l’unità di Dio, fonte di tutta la creazione; l’unità delle religioni, che traggono da una radice comune l’origine spirituale e derivano dallo stesso Dio; l’unità dell’umanità, perché tutte le persone sono create uguali e le diversità di razza e cultura sono doni meritevoli di apprezzamento. Relatività e progressività della religione spiegano il rapporto dell’uomo nel suo legame (storico e dinamico) con la divinità, nel tentativo di riconciliare le fedi monoteiste con le ere precedenti di Abramo e i culti politeisti.
La religione Baha’i conta oggi circa sette milioni di fedeli, in oltre 200 Paesi del mondo. In alcune aree, come l’Iran, sono anche oggetto di feroci persecuzioni come avveniva nei primi anni della nascita del culto. Secondo quanto riferisce Bahá’í World News Service (Bwns), in prima linea nel denunciare le violenze contro la comunità, nelle ultime settimane le autorità di Teheran hanno impresso una escalation agli attacchi, prendendo di mira 77 persone in tutto il Paese.
Sarebbero decine gli arresti di fedeli nelle diverse province: Fars, South Khorasan, Mazandaran, Isfahan, Alborz, Kerman, Kermanshah e Yazd. All’arresto segue la convocazione immediata in tribunale per un processo per direttissima, con la relativa condanna al carcere il più delle volte senza capi di imputazione precisi o notizie di reato se non “l’opposizione radicata alla fede Baha’i e ai suoi insegnamenti”. La loro colpa, prosegue il rapporto di Bwns, è di promuovere insegnamenti che si fondano su “verità, uguaglianza fra uomo e donna, salvaguardia dei diritti comuni e armonia fra il mondo della scienza e quello della religione”.
Al contempo, i media ufficiali di Stato hanno rafforzato la campagna diffamatoria contro la comunità a base di disinformazione e attacchi mirati attraverso radio, tv, giornali e social network. “I fatti recenti - sottolinea Bani Dugal, leader della Baha’i International Community - hanno alimentato la pressione su molte famiglie” che sono soggette a una “minaccia costante” di arresto o di altre violazioni. “Tutto questo - aggiunge - nel contesto di una crisi sanitaria mondiale [Covid-19] e senza alcuna giustificazione, è estremamente crudele e oltraggio”.
A fronte delle persecuzioni, i Baha’i sono molto attivi nel campo del dialogo interreligioso e della pace, tanto che un loro rappresentante è sempre stato presente gli incontri di pace di Assisi dai tempi di San Giovanni Paolo II, fino a Benedetto XVI e alla comunità di Sant’Egidio. I fedeli sono legati a doppio filo all’istruzione come “valore centrale” dell’esistenza e allo Stato di Israele, perché proprio ad Haïfa si trovano il luogo di sepoltura del Bab e di Abdu’l-Baha, il “servitore di Baha”. La città ospita il mausoleo del Bab, circondato da un immenso giardino e patrimonio Unesco dal 2008, ed è meta ogni anno di numerosi pellegrini. A fronte di riti quasi inesistenti e all’uso comune della Bibbia, dei Vangeli e del Corano, i Baha’i osservano solo un rito del digiuno che dura 19 giorni (pari a un mese del calendario Baha’i), inizia il 2 marzo e consiste nel non mangiare né bere dal sorgere del sole fino al tramonto.