Foxconn nel mirino delle autorità cinesi
Il gigante della produzione elettronica taiwanese è sotto inchiesta da parte di Pechino per questioni fiscali e per consumo di suolo. La vera ragione sarebbe però da attribuire alla candidatura del fondatore dell’azienda Terry Gou alle elezioni presidenziali di Taipei nel gennaio del prossimo anno.
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - In diverse città cinesi le autorità stanno ispezionando le fabbriche della Foxconn - multinazionale taiwanese che nelle sue fabbriche in Cina assembla iPhone ed è essenziale per la produzione dei prodotti del colosso americano Apple - per verificare il rispetto del pagamento delle tasse e del consumo del suolo cinese, secondo un rapporto del quotidiano cinese Global Times. La mossa delle autorità di Pechino sarebbe però legata al fondatore di Foxconn, Terry Gou che si è candidato alle elezioni presidenziali di Taiwan del gennaio del prossimo anno. Lunedì le azioni della Foxconn Industrial Internet, affiliata a Foxconn e quotata alla Borsa di Shanghai, sono crollate del 10%, il minimo in cinque mesi.
L’ispezione fiscale è partita dalle fabbriche nel Guangdong e nella provincia di Jiangsu, mentre l’ente regolatore delle risorse naturali cinesi ha avviato un’indagine sul consumo di suolo improprio delle fabbriche della società nell’Henan e nella provincia di Hubei. Secondo l’agenzia Reuters, due fonti vicine alla Foxconn hanno riferito che dietro l'ispezione delle autorità ci sarebbe la motivazione politica: Terry Gou infatti si è candidato alle presidenziali come indipendente raccogliendo oltre 300mila firme a sostegno in meno di un mese che gli hanno fatto superare la soglia dei requisiti per potersi presentare. Anche se Gou è una figura filo-cinese, la sua campagna non ha il benestare di Pechino. Gli analisti ritengono che la sua presenza possa spaccare il campo pro-Cina e diluire i voti, quindi il Partito Democratico Progressista, filo-indipendente, potrebbe trarne vantaggio. Il quotidiano pro-Pechino Ta Kung Pao con sede a Hong Kong ha lasciato intendere che Gou non avrà alcuna possibilità di essere eletto, anzi, diventerà un “aiutante” del Partito Democratico Progressista e Pechino non resterà indifferente.
Il flirt di Terry Gou con la politica va avanti da almeno quattro anni. Risalgono ad allora le sue dimissioni dalla carica di presidente della Foxconn. Successivamente ha partecipato alle elezioni primarie presidenziali del Kuomintang filo-cinese, ma non è stato nominato, ma sua azienda resta da molti anni sponsor del Kuomintang. Essendo un influente uomo d’affari con colossali investimenti in Cina, Gou ha incontrato più volte il leader cinese Xi Jinping, che lo ha definito un “vecchio amico”. Il magnate durante la compagna elettorale ha detto che in caso di elezione, la prima cosa che vorrebbe fare sarebbe firmare un accordo di pace tra Taiwan e Pechino. Nel 2023 Gou ha lasciato il consiglio d’amministrazione dell’azienda prima di annunciare l'inizio della campagna, nonostante continui ad avere una grande influenza sull'azienda.
Attualmente i sondaggi danno per favorito il candidato del Partito Democratico Progressista al potere e filo-indipendente, Lai Ching-te che ha aperto al dialogo con Pechino. Eppure dal governo cinese viene considerato un “ostinato elemento indipendentista di Taiwan” e Xi si rifiuta di parlare con lui. Domenica scorsa Lai è intervenuto sul “caso Foxconn”: secondo lui le aziende taiwanesi hanno dato un grande contributo all'economia cinese negli ultimi 30 anni e non non è auspicabile che la Cina costringa gli uomini d'affari taiwanesi a prendere posizione durante le elezioni. In realtà, ci sono precedenti in cui le autorità di Pechino hanno adottato misure contro le aziende taiwanesi in momenti delicati. Alcune imprese ad esempio erano state multate o sanzionate per aver presumibilmente sostenuto il Partito Democratico Progressista o altre organizzazioni indipendentiste prima delle elezioni.
Intanto il governo di Taiwan continua a ritenere che Pechino stia usando la forza militare per esercitare pressioni su specifici gruppi sociali come misura per far cambiare le idee politiche degli elettori e far eleggere i candidati “favoriti” da Pechino. Infine con l’intensificarsi delle tensioni tra Stati Uniti e Cina, molti capitali esteri, tra cui quelli che investono in Foxconn, stanno trasferendo la loro liquidità verso altri paesi del sud-est asiatico e verso l’India per ridurre i rischi.
06/08/2022 11:11