Forse attesa per lunedì la sentenza sul caso “Rio Tinto”
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Con ogni probabilità sarà conosciuta lunedì 29 marzo la sentenza per il processo contro i 4 funzionari della ditta leader mineraria Rio Tinto, accusati di avere accettato tangenti per circa 92,18 milioni di yuan (circa 13 milioni di dollari) e di avere a loro volta pagato somme per ottenere segreti industriali. Esperti osservano che il verdetto sarà importante anche quale indicazione dei futuri rapporti tra la Cina e le ditte estere che operano sul suo territorio.
Il direttore esecutivo Stern Hu, australiano, e i 3 dipendenti cinesi hanno ammesso di avere ricevuto denaro e uno di loro ha anche ammesso lo spionaggio industriale.
Peraltro il processo è gestito anche con imbarazzo dalle autorità cinesi, dato che potrebbe coinvolgere la responsabilità degli imprenditori e funzionari cinesi che hanno partecipato all’illecito commercio di notizie riservate. Ad esempio, l’accusa avrebbe affermato che Du Shuanghua, presidente della Rizhao Steel Holding Group, ha pagato 9 milioni di dollari a uno degli accusati, Wang Yong, ma – dice il legale di Wang - non sarebbe stata accolta la richiesta della difesa di far comparire Du in giudizio per rispondere alle domande. Wang avrebbe comunque ammesso la ricezione della somma, ma solo quale prestito.
Le notizie sono frammentarie perché il processo si è svolto a porte chiuse, suscitando ulteriori critiche da parte australiana.
Il processo è stato subito caricato di speciale importanza, sia perché la ditta Rio Tinto è la 3° maggior impresa mineraria mondiale, sia per l’estremo rigore con il quale le autorità cinesi hanno sin dall’inizio considerato la vicenda. Al punto che il premier australiano Kevin Rudd ha commentato ieri che “il mondo osserva questo processo”, quale esempio della posizione di Pechino verso le ditte estere che operano nel Paese. Il ministro australiano degli Esteri ha detto ieri che il suo Paese farà “una dichiarazione” dopo il verdetto.
Nel settore industriale non è eccezionale che le imprese cerchino di carpire notizie sulle strategie degli interlocutori, specie nei Paesi in via di sviluppo. Per cui l’esito del processo è atteso come indicazione di quale sarà la posizione di Pechino riguardo simili trattative, che spesso coinvolgono interessi nazionali.
I 4 funzionari sono stati arrestati a luglio, mentre erano in svolgimento trattative tra ditte minerarie e industrie cinesi dell'acciaio per il rinnovo dei contratti per la fornitura di minerale ferroso, di cui la Cina è la massima consumatrice mondiale. Sono stati accusati di essere coinvolti nel tentativo di procurarsi con “bustarelle” notizie riservate sulle ditte cinesi, reato che prevede fino a 7 anni di carcere. I colloqui sono poi stati interrotti.
La Rio Tinto, un mese prima dell’arresto dei 4 nel luglio 2009, aveva respinto una proposta di investimenti per 19,5 miliardi di dollari da parte della Aluminium Corp. of China, leader dell’acciaio di proprietà statale.