01/06/2017, 13.58
VIETNAM
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Formosa, esplosione nella fabbrica riaperta. Fedeli minacciati e aggrediti

La fabbrica è responsabile di un gigantesco disastro ambientale che ha distrutto fauna marina e messo in ginocchio centinaia di migliaia di pescatori. L'incidente causato da una congestione nel sistema di filtraggio della polvere di un forno per la calce. Lo scoppio è avvenuto meno di due giorni dopo la riapertura dell’impianto. I cattolici delle province centrali del Vietnam nel mirino delle autorità vietnamite.  Picchiati i fedeli della parrocchia di Phú Yên e della chiesa di Van Thai, 25 i feriti. Insulti e lanci di oggetti ad una veglia di preghiera nella chiesa di Van Thai. Un’esercitazione militare usata come intimidazione.

Hanoi (AsiaNews/Rfa) – Una forte esplosione ha interrotto la produzione di un’acciaieria della compagnia taiwanese Formosa Plastics Group. L’incidente è avvenuto nello stabilimento della provincia di Ha Tinh, nel Vietnam centrale, che nell’aprile del 2016 aveva causato il più grave disastro ambientale della storia del Paese. Non sono state riportate vittime.

Duong Tat Thang, vicepresidente del Comitato popolare provinciale ha riferito che l'incidente è stato causato da una congestione nel sistema di filtraggio della polvere di un forno per la calce. Questo ha portato ad un aumento di pressione, provocando l'esplosione. Lo scoppio è avvenuto nella notte tra il 30 e il 31 maggio scorso, meno di due giorni dopo la riapertura dell’impianto. Lo scorso mese la Formosa aveva ricevuto il via libera delle autorità vietnamite dopo esser intervenuta su 52 delle 53 violazioni che hanno causato la fuoriuscita di rifiuti tossici che ha inquinato circa 200 km di costa e ucciso 115 tonnellate di pesce.

Centinaia di migliaia di pescatori delle quattro province centrali del Vietnam sono rimasti da allora senza lavoro e senza mezzi di sussistenza. La Formosa ha volontariamente pagato 500 milioni di dollari Usa per ripulire e compensare i residenti costieri colpiti dal disastro, ma la lenta e irregolare distribuzione dei fondi da parte del governo vietnamita ha alimentato le proteste, che proseguono a più di un anno di distanza dall’incidente.

La Chiesa sostiene le popolazioni colpite ed è impegnata in numerose attività per la difesa dei loro diritti. I cattolici delle province centrali del Vietnam, le più colpite, sono finiti nel mirino delle autorità vietnamite a causa delle loro iniziative di protesta contro il governo per la mancata assistenza alle vittime. Diversi membri del clero cattolico e altri attivisti hanno subito molestie e arresti da parte del governo.

Lo scorso 28 maggio, centinaia di “teppisti” assoldati dalle autorità di Nghệ An, provincia centrale del Vietnam, hanno aggredito e percosso un gruppo di parrocchiani cattolici, tra cui donne e bambini. Fonti locali riportano che circa 25 persone sono finite in ospedale. I fedeli della parrocchia di Phú Yên (provincia di Hà Tĩnh) e della chiesa di Van Thai (provincia di Nghệ An) raccontano di esser stati attaccati dopo essersi riuniti presso il Comitato del popolo di Son Hai il 28 maggio scorso, per recuperare Nguyen Thi Tra, una parrocchiana arrestata in precedenza dalla polizia. Giunti davanti l’edificio, fedeli hanno cominciato a riprendere in video le autorità con i loro smartphones. I funzionari hanno reagito inviando i delinquenti tra la folla.

“Erano quasi 500 persone, teppisti reclutati dalla la polizia per picchiare le persone, tra cui donne e bambini, in modo da impedir loro di utilizzare i telefoni per registrare”, riporta un cattolico locale. In seguito alle gravi ferite riportate, alcune persone sono state trasportate nel vicino ospedale.

Nguyen Thi Tra era stata arrestata ore prima per aver ripreso le immagini di un raduno, mentre attraversava il villaggio di Son Hai. I parrocchiani hanno raccontato che, mentre girava il video, Thi Tra è stata aggredita da un gruppo di donne. Esse hanno continuato a malmenarla anche dopo l’intervento della polizia, che l’ha portata al Comitato popolare di Son Hai, dove è situata la parrocchia di Van Thai.

Prima che avvenissero le aggressioni, un ufficiale della polizia locale aveva richiesto ai fedeli della parrocchia di recarsi presso il Comitato popolare per recuperare la donna. Dopo gli scontri, Thi Tra è stata portata in una località segreta, dove “ha subito ulteriori percosse, alla fine delle quali è stata lasciata al centro della strada”, hanno detto i parrocchiani. È stata poi scoperta da un passante e portata a casa “ricoperta di contusioni e in preda al panico”.

P. Nguyễn Đình Thục, vicario della parrocchia di Song Ngọc (provincia di Nghệ An) è uno dei sacerdoti al centro di una campagna diffamatoria orchestrata dalle autorità vietnamite. Lo scorso 30 maggio p. Thục stava officiando una veglia di preghiera presso la chiesa di Van Thai, quando “centinaia di persone”, armate di pietre, mattoni, coltelli e tubi metallici, hanno cominciato a minacciare lui ed i suoi fedeli. Quando il sacerdote e i parrocchiani sono fuggiti dalla chiesa verso le loro abitazioni, la folla li ha seguiti, lanciando gli oggetti attraverso le finestre e ferendo diversi cattolici.

Questi ultimi episodi di violenza sono avvenuti dopo una recente “esercitazione di sicurezza” condotta dalle autorità davanti alla chiesa di Van Thai. Le operazioni, che il governo ha dichiarato parte di iniziative per “proteggere la strada vicino al fiume”, hanno previsto l’uso di esplosivi e colpi di arma da fuoco. I parrocchiani rivelano che l'esercitazione è stata una forma di intimidazione da parte delle autorità locali, infastidite dalle proteste dei cattolici locali.

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