Fondamentalisti indù chiedono il ritorno della monarchia teocratica
Kathmandu (AsiaNews) – I fondamentalisti indù sono contro la trasformazione del Nepal in uno Stato secolare e lanciano una campagna per il ritorno della monarchia nel Paese, al momento retto da un governo di coalizione tenuto sotto scacco dai maoisti. È quanto emerge dalla conferenza dei nepalesi di religione indù residenti in India, in questi giorni a Mumbai. All’evento dal titolo “Nepal Hindu State Unity Campaign”, hanno partecipato i delegati di 64 Paesi, tra cui Usa, Giappone e Gran Bretagna. L’incontro è stato organizzato dai fondamentalisti del Shiva Sena e dalla World Hindu Federation. Intanto, il 28 maggio prossimo il governo dovrà consegnare la nuova costituzione democratica, pena il rischio di destabilizzazione del Paese e la sollevazione dei maoisti.
Kamal Thapa leader del partito monarchico Rastrya Parjatra Party-Nepal, afferma ad AsiaNews: “I partiti politici non hanno il diritto di dichiarare il Nepal un Stato secolare. L’80% dei nepalesi sono di religione indù e si dovrebbe fare un referendum prima di prendere questa decisione”. “Per combattere il secolarismo – aggiunge – abbiamo cercato di creare un’alleanza che lavori a livello globale. Quando dichiareremo che il Nepal è un Paese secolare, perderemo la nostra identità a livello mondiale”.
Di diverso parere è Mashuriddhin Asari, musulmano responsabile della Muslim Civil Society, che afferma: “Attraverso le loro attività, i fondamentalisti indù stanno cercando di catapultare il Paese nel caos religioso e nella violenza”. “Le persone di religioni differenti – aggiunge – perderanno la libertà religiosa e prevarranno i conflitti tra le varie comunità”. Secondo Asari il Paese è già stato dichiarato secolare nel 2006 con la caduta della monarchia e non si dovrebbero fare dei passi indietro su questo aspetto.
La monarchia nepalese di stampo indù viene abolita nel 2007, dopo 10 anni di guerra civile e l’allontanamento di re Gyanendra, che nel 2005 aveva tentato di eliminare il parlamento per trasformare il Paese in uno stato teocratico retto dall’esercito. La decisione è accolta con favore dalle minoranze religiose, ma causa grandi proteste nei gruppi indù che chiedono il ritorno del re, anche attraverso attentati a moschee e chiese cristiane. A tutt’oggi il Paese è retto da un governo di coalizione e subisce le continue pressioni dei maoisti, che nel 2009 hanno abbandonato il parlamento. Essi vogliono le dimissioni dell’attuale e governo e rifiutano di firmare la nuova costituzione.
27/05/2019 08:54
31/12/2007