Filippine, un anno dopo Yolanda "resta ancora moltissimo da fare"
Manila (AsiaNews) - Il Catholic Relief Services (Crs) annuncia la costruzione di almeno 20mila unità abitative per i sopravvissuti del super-tifone Yolanda, da realizzare entro i prossimi tre anni. Insieme agli alloggi, l'ente caritativo intende fornire anche nuove opportunità di sostentamento per 9mila famiglie colpite dal disastro, garantendo al contempo 23mila latrine dignitose. Sin dai primi giorni dell'emergenza Crs ha promosso iniziative a favore della popolazione, fornendo cibo, generi di prima necessità e alloggi temporanei. Le attività dell'Ong cattolica si sono concentrate nei primi tre mesi, arrivando a coprire i fabbisogni di almeno 43mila famiglie nelle Eastern Samar e Leyte.
Tuttavia, la situazione sul campo è ancora complessa e molto resta da fare per garantire un futuro alle vittime, come spiega ad AsiaNews Jing Rey Henderson, responsabile della National Secretariat for social Action - Justice and Peace, Nassa (la Caritas filippina). Promosso il primo aprile scorso, il programma #ReachPhilippines ha finora raggiunto più di 97mila famiglie. Ma si tratta solo dell'inizio, perché secondo il piano stabilito dal direttore Nassa mons. Rolanda J. Tria Tirona esso "durerà tre anni" e riguarderà gran parte delle zone colpite da Yolanda.
L'8 novembre scorso si è tenuta una giornata di preghiera nazionale in ricordo delle vittime promossa dai vescovi filippini; le campane di oltre 50mila chiese, sparse nelle 89 diocesi del Paese, hanno suonato in contemporanea per rendere omaggio alla loro memoria. Il 16 novembre è in programma un incontro promosso dai vertici di Caritas internationalis a Manila, per fare il punto sulla situazione e programmare gli interventi futuri.
Fra le molte iniziative di solidarietà organizzate da Nassa vi è anche una "corsa celebrativa" di 3, 5 o 10 km in programma il prossimo 15 novembre nella capitale, cui seguirà una messa solenne per tutti i partecipanti. Il denaro raccolto all'atto di iscrizione verrà utilizzato per finanziare le iniziative di solidarietà della Caritas filippina. Abbiamo vissuto una "esperienza tragica", ricorda mons. Tirona, ma "l'aiuto di centinaia di associazioni e singoli individui" ha garantito una pronta risposta nell'emergenza in tempi rapidi.
Fra le molte famiglie che hanno beneficiato dei progetti di Cbcp/Nassa vi è anche quella della piccola Mary Faith Echavez, di soli sette anni. "Dopo Yolanda - racconta la piccola - ho visto mio padre raccogliere le sue cose. La mamma piangeva e non riuscivo a capire cosa stesse succedendo. Mio padre di lasciava? Ero confusa...". La piccola, già colpita dal tifone, ha vissuto anche il trauma dell'abbandono del papà e "ha smesso di giocare e sorridere" spiega la mamma Romila, di 37 anni. Grazie all'intervento della sezione di Jaro della Caritas, la famiglia è stata inserita nell'elenco dei beneficiari dei programmi di assistenza e recupero promossi dalla Chiesa, garantendo così un lavoro al marito e la possibilità di continuare a provvedere ai bisogni della moglie e delle due figlie. "Non potevo chiedere di più - conclude Ronald, 38 anni - perché ora abbiamo una casa che possiamo dire nostra, io ho un lavoro e sono di nuovo con la mia famiglia. Dio è stato così buono con noi".
Abbattutosi sulle isole Visayas poco più di un anno fa, Haiyan/Yolanda ha colpito con diversa gravità almeno 11 milioni di persone, sparsi in 574 fra municipalità e città diverse; per un ritorno alla normalità saranno necessari otto miliardi di dollari. Ancora oggi risultano oltre 1.700 dispersi; il numero delle vittime sarebbe superiore a 5mila, anche se il governo ridimensiona il bilancio e parla di circa 2.500 morti. Nelle scorse settimane la Chiesa filippina ha consegnato le prime 1600 case "permanenti", parte di un progetto più ampio che intende realizzare almeno 3mila complessi abitativi entro fine anno, sparsi fra le nove province ecclesiastiche colpite dal tifone. L'esecutivo ha invece completato solo 364 unità abitative a Tacloban e Tanauan (Leyte), ma il numero degli sfollati nei centri di accoglienza temporanei - sparsi nelle province di Samar, Leyte e Eastern Samar - supera i 20mila.