Filippine, mortalità materna in calo anche senza il controllo delle nascite
Scese dell’81% le morti fra il 1980 e il 2008. Il dato smentisce le stime dei sostenitori dell’ aborto e della legge di salute riproduttiva. Per anni agenzie internazionali e media hanno utilizzato dati giudicati non attendibili dagli stessi istituti di ricerca.
Manila (AsiaNews/ Agenzie) – Le Filippine vincono la battaglia contro la mortalità materna anche senza la legge di salute riproduttiva. Recenti studi pubblicati dal governo e da autorevoli istituti di ricerca mostrano una costante discesa dei casi e smentiscono le stime, ormai obsolete, utilizzate dai sostenitori della legge per il controllo delle nascite.
Uno studio su 181 Paesi realizzato dall’Institute of Health Metric Evaluation dell’Università di Seattle, mostra che dal 1980 al 2008 il numero di morti ogni 100mila parti è calato dell’81%. Per velocità di decrescita le Filippine hanno fatto meglio di Paesi molto più ricchi come Germania, Russia e Israele. In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Lancet i ricercatori hanno sottolineato la particolarità del loro studio, basato non su stime, ma su dati reali raccolti in anni di ricerca sul campo.
Il costante calo emerge anche dalle stime pubblicate di recente dal National Statistical Coordination Board (Nscb) di Manila. Secondo l’Nscb fra il 1990 e il 2010 il tasso di mortalità giornaliero è sceso del 21%. Anche i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) confermano il trend. Secondo l’Oms il numero di morti ogni 100mila parti (Mmr) è sceso del 48% fra il 1990 e il 2008. I dati riguardano anche la stima delle morti giornaliere che si attestano intorno a 4 casi al giorno.
Ciò è in netta controtendenza con il tragico dato di oltre 11 morti al giorno sbandierato da associazioni pro-aborto, media e agenzie internazionali che sfruttano i pericoli della maternità per promuovere il controllo delle nascite. Secondo i ricercatori, per anni i sostenitori della legge di salute riproduttiva hanno fatto passare per scientifica una stima realizzata nel 2000 da Oms e Unicef.
Oltre a essere vecchio di 11 anni tale studio utilizza dati di dubbia attendibilità e in calce al rapporto si legge: “I margini di incertezza associati alla stima sono molto elevati. Le stime pubblicate in questo rapporto non dovrebbero essere utilizzate per monitorare le tendenze a breve termine. Inoltre, il confronto con altri Paesi deve essere trattato con cautela perché abbiamo utilizzato strategie diverse da Stato a Stato. Per ciò è difficile fare dei paragoni attendibili”.
Uno studio su 181 Paesi realizzato dall’Institute of Health Metric Evaluation dell’Università di Seattle, mostra che dal 1980 al 2008 il numero di morti ogni 100mila parti è calato dell’81%. Per velocità di decrescita le Filippine hanno fatto meglio di Paesi molto più ricchi come Germania, Russia e Israele. In un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Lancet i ricercatori hanno sottolineato la particolarità del loro studio, basato non su stime, ma su dati reali raccolti in anni di ricerca sul campo.
Il costante calo emerge anche dalle stime pubblicate di recente dal National Statistical Coordination Board (Nscb) di Manila. Secondo l’Nscb fra il 1990 e il 2010 il tasso di mortalità giornaliero è sceso del 21%. Anche i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) confermano il trend. Secondo l’Oms il numero di morti ogni 100mila parti (Mmr) è sceso del 48% fra il 1990 e il 2008. I dati riguardano anche la stima delle morti giornaliere che si attestano intorno a 4 casi al giorno.
Ciò è in netta controtendenza con il tragico dato di oltre 11 morti al giorno sbandierato da associazioni pro-aborto, media e agenzie internazionali che sfruttano i pericoli della maternità per promuovere il controllo delle nascite. Secondo i ricercatori, per anni i sostenitori della legge di salute riproduttiva hanno fatto passare per scientifica una stima realizzata nel 2000 da Oms e Unicef.
Oltre a essere vecchio di 11 anni tale studio utilizza dati di dubbia attendibilità e in calce al rapporto si legge: “I margini di incertezza associati alla stima sono molto elevati. Le stime pubblicate in questo rapporto non dovrebbero essere utilizzate per monitorare le tendenze a breve termine. Inoltre, il confronto con altri Paesi deve essere trattato con cautela perché abbiamo utilizzato strategie diverse da Stato a Stato. Per ciò è difficile fare dei paragoni attendibili”.
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