28/02/2014, 00.00
FILIPPINE
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Filippine, il card. Quevedo: "La pace a Mindanao, primo impegno per la Chiesa locale"

Il neo porporato assicura che continuerà la sua opera per il dialogo fra cristiani e musulmani e per il cessate il fuoco fra esercito e Milf. “Non in prima linea” precisa, ma “dietro le quinte”. Egli auspica la fine del clima di “sfiducia” che ha originato “troppi malintesi, incomprensioni e fraintendimenti”. E rilancia il ruolo delle comunità ecclesiali di base nella vita della Chiesa.

Manila (AsiaNews/Cbcp) - Continuerà a lavorare per la fine del conflitto a Mindanao, nel sud delle Filippine, ma da una posizione più defilata, da "dietro le quinte", mantenendo fede al soprannome che molti gli hanno assegnato al momento della nomina cardinalizia da parte di Papa Francesco: il "cardinal pace". Ad assicurare il rinnovato impegno per un dialogo continuo fra cristiani e musulmani, assieme a un cessate il fuoco duraturo fra esercito filippino e milizie ribelli islamiste è lo stesso arcivescovo di Cotabato, il neo cardinale Orlando Beltran Quevedo. "Quando parlano di 'cardinal pace' non significa che sarò in prima fila - chiarisce il porporato - ma un passo indietro. Sono dietro le quinte. [Entrambi i fronti] vogliono confrontarsi con me, ma il mio nome non deve apparire... certo, voglio lavorare per la pace, ma non in prima linea". 

Il card. Quevedo per molto tempo è stato uno dei principali artefici del dialogo silenzioso per la pace a Mindanao; un nodo finora irrisolto, nell'unico Paese asiatico a maggioranza cattolica ma segnato da una guerra separatista nel sud dell'arcipelago promossa dai movimenti combattenti indipendentisti islamici. Entro la metà di marzo dovrebbe arrivare la ratifica dell'accordo di pace fra governo filippino e i ribelli del Moro Islamic Liberation Front (Milf).

L'iter per una entrata in vigore effettiva è ancora lungo, perché alla chiusura dei negoziati dovranno seguire il passaggio parlamentare e l'approvazione della Corte suprema, che dovrà escludere profili di incostituzionalità. Vi sono poi gruppi combattenti come il Bangsamoro Islamic Freedom Fighters (Biff), formato da fuoriusciti del Milf, e il Moro National Liberation Front (Mnlf) che minacciano di far naufragare nel sangue il piano. Tuttavia, Manila manifesta cauto ottimismo per la chiusura della trattativa e la nascita di una entità musulmana autonoma (Bangsamoro), a fronte di un cessate il fuoco e del disarmo ribelli islamici.

Il porporato spiega che alla radice del conflitto a Mindanao vi è la "reciproca sfiducia che ha dato origine a troppi malintesi". "Le paure reciproche di cristiani e musulmani - continua l'arcivescovo di Cotabato - si sono nutrite di queste incomprensioni e fraintendimenti". Per questo egli intende continuare il suo ruolo di mediatore e fautore del dialogo interreligioso su tre diversi piani: con gli studenti, nel dialogo di tutti i giorni e in quello teologico con l'islam. E racconta al proposito come studenti musulmani e cristiani giochino, studino e persino preghino insieme. Il secondo livello è la "condivisione di esperienze religiose". Infine il terzo, in cui "sono particolarmente impegnato" ricorda il cardinale, e che riguarda "il piano della discussione teologica" e che verte sui temi della creazione, dell'ambiente coinvolgendo vescovi, teologi e imam. 

Da ex presidente del Commissione episcopale filippina per le Comunità ecclesiali di base (Bec), il porporato auspica che queste realtà particolari della Chiesa possano essere sempre più un modello e un contributo per la costruzione della Chiesa e della società. "Le mie speranza - conclude - vanno dal basso verso l'alto, si collocano nelle Bec [...] e assicuratevi che non vi siano corruzione nei loro leader". 

Religioso degli Oblati di Maria Immacolata, mons. Quevedo, 75 anni, è stato dal 1998 al 2003 presidente della Conferenza episcopale delle Filippine ed è uno degli organizzatori delle Conferenza dei vescovi dell'Asia. Il suo impegno come vescovo inizia nel 1980 durante il regime di Marcos, a Kidapawan (Mindanao) dove resterà fino al 1986. Nel 1986 diventa vescovo di Nueva Segovia e nel 1998 arcivescovo di Cotabato una delle diocesi più colpite dalla guerriglia fra Moro Islamic Liberation Front ed esercito. Da vescovo, il card Quevedo è stato il più coinvolto e attivo nel processo di pace iniziato nel novembre 2012 con la creazione della regione autonoma di Bangsamoro. Nel luglio 2009 i terroristi di Abu Sayyaf fanno esplodere una bomba dentro la cattedrale di Cotabato, proprio durante una messa del prelato. Nell'attentato muoiono cinque persone. 

 

 

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