18/08/2008, 00.00
FILIPPINE
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Filippine, “prove di forza” fra governo e Milf in vista dell’accordo di pace

Secondo p. Sandalo, superiore del PIME delle Filippine, le violenze fra esercito e truppe ribelli sono un tentativo di acquisire posizioni dominanti prima della firma dell'accordo. Vescovi e leader del movimento islamico Moro chiedono “pace e sviluppo” nel Mindanao, ma solo oggi il Paese conta 16 morti fra la popolazione civile.

Manila (AsiaNews) – Gli scontri degli ultimi giorni fra esercito filippino e truppe del fronte islamico Moro (Milf) più che a “uno scenario di guerra”, fanno pensare a un “tentativo di entrambi i fronti di mostrare i muscoli” in vista dell’accordo sui territori da assegnare alla regione autonoma musulmana nel Mindanao (ARMM). È il commento ad AsiaNews di p. Gianni Sandalo, superiore del PIME nelle Filippine, sugli ultimi episodi di violenza che hanno insanguinato le Filippine.

Questa mattina poco prima dell’alba i ribelli separatisti hanno compiuto una serie di raid nel Mindanao – in particolare nelle province di Lanao del Norte e Sarangani – in seguito ai quali sono morte 16 persone, numerose le case incendiate. Alcune vittime civili sono state uccise a colpi di machete.

Dura la replica del presidente Gloria Arroyo, che definisce “perfide” le imboscate operate dai guerriglieri in “aperta violazione agli accordi di pace” promossi nei giorni scorsi; la Arroyo ha inoltre invitato l’esercito a “non arretrare di un passo” e difendere “ogni centimetro” dall’avanzata degli islamici. Nel mirino dei separatisti alcuni insediamenti a maggioranza cristiana, fra cui la città di Kolambugan.

“Il presidente Arroyo – afferma p. Sandalo – ha promosso una politica all’insegna della pace e dell’ordine nella regione”, contrastata dai ribelli del Milf che hanno aumentato gli attacchi contro i civili a Mindanao. Alla base del contendere vi sarebbe il tentativo di entrambi i fronti di acquisire una posizione “di forza” al momento della firma del  memorandum of agreement (Moa), un documento all’interno del quale verranno stabiliti i territori della regione autonoma musulmana del Mindanao (Armm). “I musulmani chiedono l’annessione di oltre mille villaggi, mentre il governo ne ha concessi circa 700”, sottolinea il superiore del PIME nelle Filippine.

P. Sandalo ribadisce l’invito “alla sobrietà” fatto dai vescovi filippini ai vertici del Milf, perché un’escalation delle violenze colpirebbe “solo la popolazione civile” che è sprofondata di nuovo nella spirale “del terrore e della paura”. Negli ultimi giorni “migliaia di persone nel Mindanao centrale hanno abbandonato i villaggi d’origine” per sfuggire ai combattimenti e per timore di rappresaglie, per questo “mi auguro venga raggiunto un accordo che serva innanzitutto a garantire l’incolumità della gente”. Ribadendo la posizione presa dai vescovi, p. Sandalo auspica infine che “venga portato avanti il processo di pace mediante la sottoscrizione del Moa”, sebbene vi siano ancora oggi “alcuni punti da verificare”.

Venerdì scorso una nota congiunta dei vescovi e dei leader del Milf auspicava il cessate-il-fuoco nella regione e la ripresa del dialogo fra governo e ribelli: “Dobbiamo promuovere la pace, la solidarietà, la giustizia e lo sviluppo nel Mindanao”, sottolineano l’arcivescovo di Davao mons. Fernando Capalla e Mohagher Iqbal del Milf. Essi si augurano che “governo e ribelli possano raggiungere un accordo” e chiedono “maggiore trasparenza” nella sottoscrizione del documento di pace, che dovrebbe inoltre “promuovere il dialogo fra le religioni e programmi scolastici adeguati per favorire lo sviluppo socio-economico della regione”.

“Un accordo è possibile ed è auspicabile – conclude p. Sandalo – ma al momento non è dato sapere se e quando verrà sottoscritto”.

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