Festa delle luci, giovani indù leggono il messaggio di pace del Papa
di Kalpit Parajuli
La festa del Tihar dura cinque giorni e rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna. Il messaggio di Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace punto di riferimento per i giovani nepalesi di tutte le fedi religiose. Preghiere per il pellegrinaggio per la pace in corso ad Assisi.
Kathmandu (AsiaNews) – I giovani indù, ma anche cristiani e musulmani nepalesi celebrano il Tihar, la festa delle luci, cantando il messaggio di pace, amore e dialogo, scritto da Benedetto XVI in occasione della Giornata mondiale della pace. In questi giorni i rappresentanti di diversi gruppi religiosi hanno diffuso nelle loro comunità il testo del Papa. Essi hanno anche pregato per la Giornata “pellegrini della verità, pellegrini della pace” in corso ad Assisi.
Fino al 2006, il Papa era figura quasi sconosciuta in Nepal a causa della forte presenza della cultura indù e del divieto per i cattolici di fare cerimonie pubbliche. Con la caduta della monarchia e la proclamazione dello Stato laico i giovani indù e buddisti hanno iniziato a conoscere e a stimare Benedetto XVI, riconoscendo e diffondendo il valore dei suoi scritti.
Madhav Ghimire, 26 anni, giovane indù del gruppo Sishnopani, afferma: "Quest'anno le nostre preghiere sono dedicate soprattutto al dialogo, all’ amore, e alla pace, affinché siano di aiuto ai nostri leader impegnati nella scrittura della nuova costituzione laica”. "Anche se io sono indù – aggiunge il giovane – in questi anni il messaggio del Papa è diventato significativo per me e per tutti i nepalesi ed è ormai un punto di riferimento”.
La festa del Tihar è celebrata da tutti gli indù ed è conosciuta come Deepavali ossia "fila di lampade ad olio". Essa si fonda su un’antica mitologia e rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male. La celebrazione vera e propria dura tre giorni segnando l’inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e l’adorazione a Dio. In Nepal il Tihar è iniziato lo scorso 24 ottobre e si concluderà domani. Ogni giorno è dedicato a un animale: corvi, cani, vacche e buoi. Essi rappresentano il rapporto fra l’uomo e gli dei e vengono nutriti con prelibatezze e benedetti con la Tika, segno rosso sulla fronte, e una corona di fiori intorno al collo.
Govinda Tondon, esperto di cultura indù sottolinea che il "Tihar è ormai diventata una festa per tutta la popolazione. Ogni gruppo religioso diffonde il messaggio di pace della festa ai propri leader”. Per lo studioso, il messaggio del Papa è molto importante per l’attuale contesto del Nepal e aiuta a portare avanti il lavoro di ricostruzione del Paese dopo anni di guerra civile. “I nostri politici e leader religiosi – spiega – hanno molto da imparare dalle sue parole. Una vera rappresentazione di Dio deve essere una chiamata alla pace per tutte le religioni, che senza pace non possono convivere”.
Fino al 2006, il Papa era figura quasi sconosciuta in Nepal a causa della forte presenza della cultura indù e del divieto per i cattolici di fare cerimonie pubbliche. Con la caduta della monarchia e la proclamazione dello Stato laico i giovani indù e buddisti hanno iniziato a conoscere e a stimare Benedetto XVI, riconoscendo e diffondendo il valore dei suoi scritti.
Madhav Ghimire, 26 anni, giovane indù del gruppo Sishnopani, afferma: "Quest'anno le nostre preghiere sono dedicate soprattutto al dialogo, all’ amore, e alla pace, affinché siano di aiuto ai nostri leader impegnati nella scrittura della nuova costituzione laica”. "Anche se io sono indù – aggiunge il giovane – in questi anni il messaggio del Papa è diventato significativo per me e per tutti i nepalesi ed è ormai un punto di riferimento”.
La festa del Tihar è celebrata da tutti gli indù ed è conosciuta come Deepavali ossia "fila di lampade ad olio". Essa si fonda su un’antica mitologia e rappresenta la vittoria della verità sulla menzogna, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte, del bene sul male. La celebrazione vera e propria dura tre giorni segnando l’inizio di un nuovo anno, la riconciliazione familiare, specialmente tra fratelli e sorelle, e l’adorazione a Dio. In Nepal il Tihar è iniziato lo scorso 24 ottobre e si concluderà domani. Ogni giorno è dedicato a un animale: corvi, cani, vacche e buoi. Essi rappresentano il rapporto fra l’uomo e gli dei e vengono nutriti con prelibatezze e benedetti con la Tika, segno rosso sulla fronte, e una corona di fiori intorno al collo.
Govinda Tondon, esperto di cultura indù sottolinea che il "Tihar è ormai diventata una festa per tutta la popolazione. Ogni gruppo religioso diffonde il messaggio di pace della festa ai propri leader”. Per lo studioso, il messaggio del Papa è molto importante per l’attuale contesto del Nepal e aiuta a portare avanti il lavoro di ricostruzione del Paese dopo anni di guerra civile. “I nostri politici e leader religiosi – spiega – hanno molto da imparare dalle sue parole. Una vera rappresentazione di Dio deve essere una chiamata alla pace per tutte le religioni, che senza pace non possono convivere”.
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