Faridabad, pastore pentacostale e la sua famiglia aggrediti da radicali indù
È l’ennesimo attacco anticristiano nel Paese. La moglie di Rajesh Gupta è in ospedale con una mano e una gamba fratturate. A giugno attaccato un centro didattico gestito da un’organizzazione cristiana. Due settimane fa, estremisti hanno ucciso un pastore nel Punjab. Sajan K George: I fedeli vivono nel terrore.
Faridabad (AsiaNews) – Radicali indù hanno aggredito in modo brutale Rajesh Gupta, un pastore pentacostale, e la sua famiglia a Faridabad (Haryana). L’aggressione, compiuta con armi da taglio, è avvenuta ieri mattina mentre Rajesh recitava una preghiera nella casa di un fedele. Il pastore e i suoi familiari sono stati poi soccorsi e portati in ospedale per le cure. Sua moglie è ricoverata con una mano e una gamba fratturate.
È il secondo incidente anticristiano che si verifica quest’anno a Faridabad. Il 20 giugno, fondamentalisti indù hanno fatto irruzione e occupato un centro didattico nel distretto cittadino. La struttura, gestita dalla Karuna Welfare Society, appartiene alla Grace Assembly of God Church di Faridabad. Gli estremisti hanno piazzato al suo interno la statua di una divinità indù.
Gruppi di radicali indù hanno preso di mira fedeli cristiani in altre parti del Paese. Il 27 luglio, Balwinder “Bagicha” Bhatti, un altro pastore protestante, è stato trovato morto sul ciglio di una strada nei pressi di Ferozpur (Punjab). Vittima di un’imboscata, egli è stato picchiato e ferito a morte alla nuca con un’arma affilata.
La comunità cristiana ha chiesto giustizia per l’assassinio di Bhatti e per tutte le altre violenze anticristiane. Per Sajan K George, presidente del Global Council of Indian Christians, è un vero peccato che pochi giorni prima della festa per l’indipendenza ai cristiani d’India sia negata la libertà di pregare e predicare. Non tutti – dichiara George ad AsiaNews – godono della libertà di culto, anche nella privacy delle loro abitazioni. Non tutti godono degli stessi privilegi”.
La minuscola comunità cristiana si trova tra “l’incudine e il martello”, secondo il presidente del Gcic. “Oltre alla pandemia di coronavirus, e alle sue ricadute socio-economiche, i fedeli cristiani devono temere essere aggrediti per diffondere la parola di Cristo”.
George nota che l’aumento della discriminazione e della polarizzazione religiosa è la realtà in cui i pastori pentecostali svolgono il loro ministero: “La libertà dalla paura degli attacchi della destra e la libertà dalla povertà è solo per la maggioranza, non tutti sono uguali in India”.