12/06/2014, 00.00
PAKISTAN

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Faisalabad: attivisti cristiani e musulmani in piazza contro il lavoro minorile

di Shafique Khokhar
Oggi si celebra in tutto il mondo la Giornata contro lo sfruttamento dei bambini e la difesa al diritto allo studio. Appello al governo perché promuova iniziative a tutela dell’infanzia. Il lavoro minorile colpisce i bambini, la nazione e la sua economia. Fondamentale recuperare le piccole vittime e favorire il loro rientro a scuola.

Faisalabad (AsiaNews) - Il governo pakistano deve rafforzare i controlli per sradicare la pratica del lavoro minorile, approvando al contempo norme severe e avviando una campagna di sensibilizzazione sugli effetti nefasti verso i più piccoli, oltre che per l'economia e la nazione stessa. È quanto chiedono i partecipanti alla manifestazione intitolata "Red Card to Child Labour Campaign" (nella foto), che si tiene oggi presso Circolo della stampa di Faisalabad, nel Punjab, in concomitanza con la Giornata mondiale contro il lavoro minorile. A promuovere l'iniziativa l'associazione Peace and Human Development (Phd Foundation), assieme all'associazione Avvocati pro diritti umani (Lahr), l'Adara Samaji Behbood (Asb), il Pakistan Interfaith Peace Council and Human Rights e la Awareness and Development Organization (Ado). Presenti, fra gli altri, bambini e ragazzi, che hanno intonato slogan e canti contro il lavoro minorile. 

Suneel Malik, direttore di PHD Foundation, sottolinea che "il fenomeno del lavoro minorile non si fermerà fino a che non vi sarà una presa di coscienza del fenomeno e non cala il livello di povertà", assieme all'obbligo "dell'istruzione di primo livello per tutti i bambini". La coordinatrice di Awam Shazia Georg pone l'accento sul lavoro minorile "fra le mura domestiche", informale e nascosto per natura, poco passibile di controlli. 

L'avvocato musulmano Nosheen Najeeb invita l'esecutivo a condurre un'indagine accurata per valutare la portata del lavoro minorile e accertare il numero dei bambini di strada in Pakistan. Ultimata questa prima operazione, bisogna mettere in campo politiche efficaci per "sradicare il fenomeno alla radice, puntando sull'eliminazione della povertà e sull'istruzione". Gli fa eco il collega Majahid Gillani, secondo cui "i pretesti addotti per giustificare il lavoro minorile, coma la povertà e la disoccupazione, sono zoppicanti". E aggiunge: "Le vere cause sono la mancanza di volontà, di impegno, determinazione e sincerità delle autorità nel proteggere i bambini dagli abusi".  

Irshad Parkash, attivista, riferisce che in Pakistan almeno 7,3 milioni di bambini non frequentano le scuole, il secondo Paese al mondo per estensione del fenomeno, ed è "obbligo dello Stato" provvedere alla loto istruzione primaria, che sia "obbligatoria e gratuita". Younas Shahzad chiede la creazione di centri per il recupero dei bambini di strada e dei minori vittime di sfruttamento, perché venga restituita loro una vita normale, vestiti, libri e una fonte minima di sussistenza.

Secondo quanto riferisce il movimento attivista Sparc (Society for the Protection of the Rights of the Child), in Pakistan è prassi comune utilizzare il lavoro minorile in diversi settori, dall'impiego leggero alle mansioni più pesanti e pericolose. Stime del recente passato, riferiscono i membri dell'associazione, mostrano che "fra gli 11 e i 12 milioni di bambini, la metà dei quali al di sotto dei 10 anni, sono sfruttati per lavoro" su tutto il territorio nazionale.  

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