Faisalabad, cristiani e musulmani marciano per la pace e lo sviluppo economico del Paese
Faisalabad (AsiaNews) - Un rafforzamento della politica estera pakistana, finora "incoerente" e legata a un'epoca ormai "passata", che deve adeguarsi alle nuove e sempre più "dinamiche" potenze mondiali; una coesistenza pacifica fra Islamabad e i Paesi vicini, unita al miglioramento delle relazioni bilaterali fondate su rapporti commerciali che vanno perseguiti mediante un lavoro diplomatico "urgente e propositivo". Sono queste le richieste avanzate da migliaia di cittadini, che hanno marciato ieri in tutto il Pakistan per l'edizione 2014 della Marcia della solidarietà indetta dalla rete attivista Aman Ittehad (Uniti per la pace).
Attivisti e cittadini comuni hanno sfilato per le vie di Lahore, Karachi, Sialkot, Hyderabad, Peshawar, Abbottabad, Quetta, Mardan e altre ancora. A Faisalabad (nella foto) hanno marciato almeno 300 persone, fra cui avvocati, leader religiosi musulmani e cristiani, politici, educatori, giornalisti e studenti. Obiettivo comune, il rilancio di programmi di "pace e solidarietà" e la richiesta al governo di un rafforzamento della politica estera, in una nazione "per decenni" divenuta "surrogato" di potenze straniere.
Secondo le stime fornite dal Forum economico mondiale, il Pakistan si piazza al 133mo posto su 148 nazioni nel biennio 2013/14; un dato che evidenzia un "allarmante collasso" delle sue strutture economiche. Per questo sono necessarie riforme volte al miglioramento della competitività, un potenziamento del livello di istruzione e una crescita a livello infrastrutturale. Nel quadro complessivo della "sicurezza nazionale" si inseriscono infatti gli obiettivi di "crescita economica e stabilità".
I manifestanti hanno sfilato anche in segno di solidarietà alle vittime del terrorismo, un fenomeno in continua crescita nel Paese in particolare contro le minoranze religiose. Fra i molti episodi, nella memoria della comunità cristiana è ancora vivo l'attacco alla chiesa di Peshawar a settembre, che ha causato un centinaio di vittime. L'attivista per i diritti delle donne Amina Zaman auspica una riforma della giustizia, con un rafforzamento del sistema penale. L'ex parlamentare cristiano George Clement aggiunge che è "compito dello Stato" assicurare il rispetto della legge e del diritto. "Il governo deve prendere seri provvedimenti - aggiunge - contro quanti [...] fomentano l'estremismo mediante parole o azioni. Non dobbiamo permettere a nessuno di compiere azioni fuorvianti in nome della religione o dell'ideologia".