E’ morto p. Romano Scalfi, lo starets d’Occidente
Il fondatore di “Russia Cristiana” ha vissuto per decenni la missione verso la Russia, facendo conoscere la grandezza dei cristiani perseguitati in occidente. Un profeta dell’ecumenismo, ha lavorato perché la spiritualità orientale arricchisse quella occidentale.
Roma (AsiaNews) - Padre Romano Scalfi ha vissuto quasi un secolo intero (1923-2016), rappresentando per tutti noi un punto di riferimento e una guida spirituale molto speciale. Era diventato sacerdote dopo la II Guerra Mondiale che aveva sconvolto gli equilibri politici e culturali dei secoli passati, lasciando il mondo in un permanente conflitto tra diversi sistemi e concezioni del mondo; era il mondo degli atei contro i cristiani, anche se in realtà le cose non erano così semplici (tra gli atei rimanevano molti credenti, e i bravi cristiani diventavano velocemente più atei degli atei), e la Chiesa Cattolica del papa Pio XII chiamava tutti i fedeli, e specialmente i sacerdoti, a una grande crociata contro i nemici della fede.
Padre Romano rispose con entusiasmo come tanti altri; gli anni del dopoguerra videro infatti una grande ondata di vocazioni sacerdotali e missionarie, di giovani spinti dall’idea di ricostruire spiritualmente un mondo distrutto dall’odio e dalla violenza. La terra di nascita di padre Scalfi, il Trentino, fu una delle più generose, e molti di quei giovani si dedicarono alla missione più audace e rischiosa, quella rivolta ai paesi dominati dal “diavolo comunista” in Russia e in Europa Orientale. Molti sacerdoti insieme a lui passarono in quegli anni dal Collegio “Russicum” e dagli studi del Pontificio Istituto Orientale, soprattutto uomini provenienti dagli ex-territori dell’Impero Austro-Ungarico, di cui anche Trento faceva parte, e che aveva riunito per secoli cristiani d’Oriente e d’Occidente. Finiti gli studi, padre Romano tentò la via romantica della “missione in Russia”, ma dopo qualche tentativo questa possibilità gli fu preclusa: la cortina di ferro era diventata impenetrabile.
Egli allora, insieme ad altri missionari provenienti dal Russicum, cercò altre strade, trovando una soluzione completamente diversa: non più rivolta alla Russia e a Oriente, ma diretta ai fedeli d’Italia e d’Occidente. Se non si poteva andare in Russia, si poteva portare la Russia a casa propria; con altri (ricordiamo padre Pietro Modesto e padre Nilo Cadonna) fondò il Centro Studi “Russia Cristiana”, e si dedicò a diffondere la spiritualità russo-bizantina nel mondo latino. Dopo tanti secoli di diffidenza, l’Occidente imparò da padre Romano Scalfi, e da pochi altri pionieri di questa missione ecumenica, ad amare le icone, la liturgia bizantina, la mistica di Dostoevskij e la filosofia di Solov’ev e Berdjaev, e tanti altri tesori della Russia e dell’Oriente Cristiano. Con la solenne barba bianca monastica, e lo sguardo celestiale dell’uomo di Dio, egli divenne per tanti giovani lo starets d’Occidente, maestro di fede e di vita, amante dei lontani e difensore dei perseguitati, appassionato lettore dei Padri della Chiesa e voce della “Chiesa del Silenzio” dell’Europa, di cui pubblicava le testimonianze clandestine.
Non sappiamo quanti meriti abbia avuto padre Scalfi nel crollo del regime ateo dell’Unione Sovietica (certo non pochi), ma ebbe comunque la gioia di vedere il suo sogno realizzato, i giovani da lui formati andare in Russia come missionari ed esploratori di un mondo tanto amato e desiderato, e lui stesso ritornò a regalare alla Russia il suo sorriso e la sua saggezza. Alla fine della sua lunga vita, padre Romano ha potuto contemplare insieme la rinascita religiosa della Russia e l’inizio di nuove apprensioni per il futuro del mondo globalizzato, a cui dedicherà dal cielo la sua intercessione accorata, certi che nostro Signore presterà ascolto alla sua voce, ora che canta in cielo gli inni della Chiesa unita di tutti i santi.