Ex ministro cristiano: è tempo che i palestinesi abbiano il loro Stato
Nel 60° anniversario della “catastrofe” parla Joudeh Mourqos. Unico ministro cristiano del governo guidato da Hamas nel 2006 sottolinea l’urgenza di passare dalle parole ai fatti e realizzare la pace: Israele non può negoziare e poi mantenere i check point.
Gerusalemme (AsiaNews/Agenzie) – “È ora di prendere la storica decisione di consegnare ai palestinesi uno Stato indipendente a fianco di quello israeliano”. Nel commentare con AsiaNews il 60° anniversario di Nakba, la “catastrofe”, Joudeh Mourqos, ex ministro del Turismo (si è dimesso nel 2006), unico cristiano nel governo palestinese, si rivolge alla comunità internazionale ed in particolare agli Usa: “Senza il vostro serio sostegno non possiamo farcela, non c’è tempo da perdere è questo il momento”.
Il 15 maggio, mentre Israele festeggia i 60 anni dalla sua creazione, nelle città palestinesi si marcia e manifesta per la pace, racconta l’ex ministro raggiunto telefonicamente a Betlemme. La data, infatti, segna contemporaneamente anche la cacciata del popolo palestinese dalle sue terre. L’esodo, che riguarderà almeno 750mila, comincia già nel 1947, quando il mandato britannico sulla Palestina finisce con la decisione dell'Onu di autorizzare la separazione dei territori in due Stati, uno ebraico e l'altro arabo.
“Questa ricorrenza – dice Mourqos - deve portare al mondo e specialmente agli Stati Uniti il messaggio chiaro e urgente che è tempo che i palestinesi abbiano uno Stato indipendente. Nel XXI secolo è una vergogna che un popolo sia costretto a vivere in queste condizioni. Soffriamo da ogni punto di vista: politico, economico, sociale e della sicurezza. Anche Israele ha i suoi problemi, lo sappiamo, e proprio per questo è impossibile andare avanti così. È il momento ora di dare finalmente ai palestinesi il loro Stato, solo così anche Israele avrà la pace cui ha diritto”. Parole molto vicine a quelle pronunciate oggi dallo stesso presidente palestinese Abu Mazen a Ramallah: solo la costituzione di uno Stato palestinese potrà dare sicurezza a Israele. Il presidente si e' detto deciso a portare avanti i negoziati di pace con Israele ma ha avvertito contro la costruzione di insediamenti ebraici in Cisgiordania e a Gerusalemme est.
“Bisogna prendere decisioni, trasformare le parole in fatti concreti. I palestinesi è troppo tempo che aspettano. Gli Usa con il presidente Bush mi sembrano seriamente impegnati per la pace, lo stesso penso del governo d’Israele, che però deve dimostrare più coerenza – suggerisce l’ex ministro – sedersi e fare negoziati per la pace non è abbastanza se poi sul campo non si facilita la pace: non si eliminano i chek point, si fa di tutto per isolare i palestinesi, si ordinano azioni militari”. “Mi auguro – conclude – che nel suo tour appena intrapreso in Medio Oriente George W. Bush dia un messaggio chiaro e forte sull’urgenza di uno Stato palestinese, che viva a fianco di Israele. Tutti e due in pace”.
A 60 anni dalla creazione dello Stato di Israele i profughi palestinesi sono 4 milioni e mezzo, sparsi nei vari campi gestiti dalle agenzie delle Nazioni Unite.
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